11 aprile 2011

Report il prodotto sei tu

L'inchiesta di Stefania Rimini su Goggle e Facebook (e altri social network) mi ha preoccupato: io stesso uso facebook con cui condivido le mie opinioni (spesso politiche), le mie storie, le mie foto, i miei dati.
Il mio blog su cui commento le notizie di attualità, scrivo le recensioni dei libri che leggo appartiene alla piattaforma di Google, come anche la mia mail.

Ho letto 1984 di George Orwell, ma soprattutto "La finestra rotta" di Jeffery Deaver, per avere abbastanza paura del grande fratello che controlla tutto dall'alto, in modo nascosto e per non dovermi fidare (ahime) di chi gestisce i miei dati personali.

Che se ne fa google dei dati che raccoglie (e a cui potrebbe accedere da Gmail e da blogger)?
A chi sta vendendo le informazioni il signor Zuckerberg , e che cosa succederà quando verrà quotato in borsa? Gli investitori vorranno guadagnare, da FB.
Ed è anche con un certo imbarazzo che mi trovo a scrivere queste cose, usando proprio Google e FB: perchè sono semplici da usare e sono gratis.
Io non pago per scrivere le mie opinioni o linkare post o articoli di altri.

Non pago, ma forse, considerando le informazioni sui miei gusti, sulle mie opinioni, gli articoli che ho scritto, il rapporto dare - avere non è alla pari.
Altrimenti non si spiegherebbe come mai i proprietari di questi siti sono miliardari.
Se Wikipedia vive con le donazioni, viene da domandarsi come sopravvive Google e FB (e gli altri).

Il prodotto sei tu è il titolo dell'inchiesta: sei tu che vieni venduto per fare pubblicità mirata in base alla tua navigazione.
A Monaco, alla sede di Google (29 miliardi di ricavi nel 2010) preferiscono non dire profilazione, dei naviganti. Che non hanno nome, a meno che non siano iscritti.

A FB, i nostri profili li abbiamo consegnati noi: questi servono a vendere pubblicità che noi vediamo comparire nelle barre laterali delle pagine (altro che gratis). Secondo gli analisti noi valiamo (perchè Facebook siamo noi) 50 miliardi di dollari (un pò poco).
Peccato che le nostre foto, ciò che scriviamo, sono poi di proprietà di FB, che può farne l'uso che ritiene opportuno. Anche se poi, a risponderne civilmente, siamo sempre noi.

L'inchiesta ha raccontato dei casi giudiziari legati alle piattaforme di Social Network: il video della signora Napolitani mandato in onda da Mediaset (senza averne i diritti).
La vicenda Vividown, con la condanna a Youtube per la mancanza di comunicazione agli utenti sulle regole di condivisione.

Il valore della pubblicità e i dati personali.
Tramite FB si possono fare delle campagne pubblicitarie, tramite il meccanismo delle inserzioni, molto mirate. Quasi una schedatura, fatta in base ai dati che ho fornito.
Il meccanismo che usa google, ADSense, non è noto quale percentuale del valore dei click che google si trattiene. Si scopre poi che è circa il 30%.
Pubblicità che acquista valore grazie al ranking, alle posizioni sui motori di ricerca.
Certo, se qualcuno fa il furbo e google se ne accorge, viene punito.
Se la nostra vita pubblica è gestita da gerontocrati, la vita privata è eterodiretta da 20 enni californiani.

Oggi, il meccanismo di ricerca sulle conversazioni online (Web listening) è così spinto che si può monitorare tutto quanto diciamo sul web, quasi in tempo reale.
Con foursquare possiamo farci gli affari degli altri, ma detto così suona male: meglio dire allora "ci stiamo connettendo con gli altri".

Tramite Google Dashboard, posso vedere io utente, i servizi di google cui sono iscritto, le mie ricerche: per il momento le vedo solo io. Ma che succede se un giudice americano (i dati sono in america, dove la legge dice che i dati sono di chi li possiede) fa una richiesta a google? O un giudice italiano tramite rogatoria.

E se questi sistemi fossero violati?
E' successo con gmail, e si può bucare l'autenticazione http (sob!) di Twitter e di parte di FB con Firesheep.

I rischi legali.
Non è solo un problema di farsi gli affari degli altri.
Con questi social network, è un attimo finire condannati in sede civile.
Per un commento ritenuto diffamatorio.
Per una foto condivisa senza averne l'autorizzazione.
Per un commento sul capo, per cui si può essere licenziati.
Forse è meglio pensarci prima, quando si usano questi siti.

Dove sono i ricavi?
I veri ricavi, come pubblicità e come soldi veri, arrivano dalle app su cui un utente può iscriversi. All'atto di iscrizione, queste applicazioni scritte da società terze, richiedono e possono usare, i dati del tuo profilo.
Da quel momento in poi, cosa succede non è chiaro.
Se i giochi sono virtuali, i soldi per andare avanti nei livelli sono veri.
Come sono veri i dati che le app sviluppate da Zoosk, invia a società terze.

Ci sono anche risvolti preoccupanti sulla sicurezza.
Uno clicca "mi piace" su un sito, e poi scopre che i suoi amici vedono tramite FB che a questa persona piace un prodotto mai usato (pubblicità involontaria?).
Su internet ci si può imbattere in virus del tipo Trojan backdoor, che rendono il nostro computer uno zombie pilotato remotamente, per mandare email di spam (più difficile bloccare un ip di un privato).
Se le email di spam possono essere segnalate al garante delle privacy, è più difficile farsi risarcire da Skype dopo una truffa, come capitato al signor Brogani.
La regola dice di avere più password, complesse con numeri e lettere.

Ma FB è un luogo un cui c'è libertà di espressione?
Sir Allan ha smentito la voce per cui ci sarebbe un accordo col ministero dell'interno per monitorare gli utenti italiani. Vero è che ci sono stati dei casi di studenti ( e non maestre come avevo scritto erroneamente) estromessi da FB, dopo aver inviato una mail di protesta sulla riforma Gelmini. Un utente è stato sbattuto fuori dalla polizia di FB, per aver caricato video sul presidente del Consiglio.
Ad un gruppo di utenti che spingeva per "il suicidio vituale", il Seppuku, è arrivata una diffida da parte dei legali del sito.
E se scrivi una mail con dentro la parola "Seppukoo.com", sei bloccato.
Perchè il contenuto è offensivo?

Viene da pensare male. Ci sono forse dietro altri meccanismo di tracking per cui se io scrivo parole come "presidente", "cavaliere" (immaginate voi chi) la mia attività è monitorata?

Il diritto d'autore.
E c'è anche la questione del diritto d'autore. In Italia non abbiamo una legge sul diritto d'autore e il web (l'ultima legge è del 1941). E si delega il controllo al garante.
"Intanto l’Autorità garante delle comunicazioni sta preparando un sistema per oscurare parti di siti italiani o per sbarrare totalmente l’accesso ai siti esteri sospettati di violare il diritto d’autore. Migliaia di siti potrebbero diventare inaccessibili come oggi capita a thePiratebay, ma c’è anche il sistema per aggirare la censura italiana. "
I risultato è che la pirateria è punita peggio dello stupro.
C'entra qualcosa il fatto che FB (Warner) e Mediaset entrà nel commercio del film in streaming in rete?
Stesso problema per un blog come il mio, che si ritiene abbia violato il diritto d'autore, perchè riporta o linka un articolo non suo.
AGCom (un'autorità politica) e Telecom diventerebbero gli sceriffi della rete, facendo una intercettazione H24 sui messaggi della rete.
Ma c'è sempre la possibilità di aggirare la censura: con Thor, ad esempio.
"Si può tenere insieme la libertà d’espressione con il profitto oppure come ritengono gli hacker solo una Rete anonima e gratuita è libera e al riparo da ogni controllo? Meglio esporsi come raccomandano i californiani o vivere nascosti come raccomandava Epicuro 2300 anni fa e oggi Wikileaks?"
Dal cablogramma pubblicato da Wikileaks l'ambasciatore Thorne scrive sulla legge Romani:
La legge Romani "darà margine per bloccare o censurare qualunque contenuto" su Internet e "sembra favorire Mediaset a svantaggio di Sky, uno dei suoi maggiori concorrenti". La legge Romani "mette in pericolo la libertà di espressione ed è una minaccia alla democrazia italiana". E' questo il giudizio espresso lo scorso 3 febbraio dall'ambasciatore americano a Roma, David Thorne, in un cablogramma riservato diffuso da Wikileaks e rilanciato da El Pais.

6 commenti:

Lara ha detto...

Molto, molto preoccupante.
Come sempre Report ci porta a riflettere anche su cose che diamo per scontate.
Ma cosa possiamo fare, noi che abitualmente usiamo blog, Twitter e FB?

Anonimo ha detto...

sono d'accordo e mi sono molto preoccupato dopo una lezione sulla privacy che ci hanno fatto a lavoro da me.
In effetti FB non ci ruba i dati ma li rende disponibili a chi a interessi di marketing.
Io uso twitter e fB ma li apro da applicazioni esterne
sperando di essere il meno rintracciabile possibile.
Per la privacy l'unico modo è di scrivere il meno possibile della propria vita. Solo noi possiamo decidere.
Internet è utile se viene utilizzato con la testa.

alduccio ha detto...

Seguo anche io queste regole.
Io ho attivato la login https e non uso le app.

La cosa che fa pensare (del servizio) e cosa succederà se FB dovesse quotarsi.

Così come dell'accordo, smentito però, tra FB e il ministero dell'interno.

Anonimo ha detto...

Salve e complimenti per il tuo blog, molto lucido e interessante. Sappi che sei stato tra i pochi ad interessarti ad esprimere un commento scevro da facili giudizi sulla puntata di Report, puntando ad andare al sodo, all'elemento più importante quale la limitazione della nostra libertà di espressione dei blogger e di tutti gli utenti. Ho appena finito di scrivere al sito del Popolo Viola che aveva pubblicato un articolo sulla trasmissione ed il mio caso non proprio lusinghiero. L'articolo è sparito ma ho voluto replicare perchè anche se sono visibile su fb, questo è perchè mi sono ricostruita il profilo, non certo perchè ho raccontato delle falsità autodiffamandomi a reti unificate.
Un saluto e buon proseguimento,
Egle Radogna, università di Firenze

ps. grazie per la Maestra ma ancora studio!

Alessandro ha detto...

Dobbiamo maturare! Vedere oltre!

alduccio ha detto...

Ma, non capisco come non possa preoccupare quanto raccontato dai giornalisti di Report, che so non essere persone che fanno servizi sfruttando pregiudizi.

Grazie per i complimenti (magari in un futuro potresti essere un insegnante ;-)
Aldo