13 dicembre 2010

Report, come è andata a finire?

La politica economica di Tremonti, le convenzioni sanitarie coi privati e il caso S. Raffaele a Roma e infine la Villa di Berlusconi ad Antigua.
Nell'ultima puntata, Report chiude i conti, modificando la scaletta, per tirare le fila di inchieste passate.

Iniziando dall'esposto che il ministro Tremonti ha fatto all'AGCOM per la puntata Conti, sconti e Tremonti del 24/10: "l'idea del giornalismo di Tremonti è diversa dalla nostra".
Si parlava del doppio ruolo del ministro (tributarista e politico) che spesso confonde i suoi stessi clienti. La politica dei tagli nella manovra, la riforma fiscale sempre promessa.
Il ministro ha criticato l'esposizione dei giornalisti parlando di informazione distorta, eppure in Italia, mentre gli atti del governo sono pubblici, manca una discussione sui rilievi alla politica finanziaria. Se è così bravo, il nostro Tremonti, perchè il Financial Times lo mette al 14 posto su 19?
Se siamo il paese in cui si evade di più in Europa un motivo ci sarà, e il ruolo dell'informazione dovrebbe essere fondamentale per analizzare il lavoro dell'esecutivo.
Sul chi sia l'AGCOM, lo ha raccontato una passata inchiesta: ente di garanzia, i cui membri sono tutti (ex) politici, anche con passati incarichi con le aziende di proprietà del presidente del Cosniglio.

Le ville di Antigua: Ghedini aveva risposto alla domanda di Report (chi c'è dietro la Flat point? A chi ha dato i soldi il premier?) fornendo i nomi di Michael Berry e Carlo Postizzi.
Berlusconi avrebbe dato a loro i 22 milioni per le sue ville sull'isola, a Emerald Cove (che verrà forse rinominata The President Bay).
Soldi finiti a personaggi con trascorsi giudiziari , come il geometra Rivolta, direttore dei lavori (sebbene i reati contestati siano finiti in prescrizione). Tutto chiarito allora? Il giornalista Paolo Mondani ha intervistato il commercialista Caizzone che ha raccontato un'altra storia.
Postizzi sarebbe solo il prestanome, e Berlusconi in realtà, sarebbe socio di tutta l'operazione di Antigua.
Tutto nasce nel 2004, quando l'operazione si blocca: per sbloccare i lavori si sarebbero estinti i debiti del paese, non facendo pagare tutti i debiti del paese nei confronti della Sace (ben 73 milioni di euro risparmiati).
Se così fosse, si tratterebbe di soldi pubblici (la Sace è controllata dal ministero delle attività di Marzano e della Cipe), usati per facilitare un affare privato, su un isola ritenuta un paradiso fiscale privilegiato, tramte una banca indagata per riciclaggio.

Pare che il clamore mediatico abbia bloccato le vendite delle ville (che avrebbero dovuto ospitare anche Putin e Bush): "se non venderanno sarà per colpa mia" commentava Mondani.

La Convenzione col S. Raffaele: nella puntata del 6/12 si era parlato della palazzina del polo oncologico in via Fermo, affittata al S. Raffaele per 1 euro all'anno, per la fondazione Silvana Paolini.
Cosa c'è dentro la fondazione? Il gionalista Nerazzini non aveva modo di saperlo, ma si poteva osservare un via vai di persone dalla palazzina. Più un condominio che un posto di ricerca forse.
Dopo la trasmissione, a via Fermo si è svuotato tutto (sia gli uffici che che gli appartamenti): sentite telefonicamente le persone che risiedevano lì, han confermato di non aver mai pagato affitto.
Dentro abitavano anche dipendenti di ospedali pubblici, ex dipendenti della vigilanza..
Il primo piano che, secondo gli accorid, doveva tornare al pubblico, è ancora in possesso della findazione S. Raffaele: il direttore dell'I.F.O. è finito alla direzione generale della programmazione al ministero della salute e non ha concesso una intervista a Report.

Sarebbe stato interessante sentire anche la Polverini, che deve affrontare i tagli alla sanità pubblica per rientare nei debiti, ma poi la sua regione rinuncia ai auoi diritti nei confronti del privato (il primo piano della palazzina che rimane occupato):

Tutta la palazzina quindi è sempre nelle mani della Fondazione. Infatti, continuando a chiedere
informazioni ai vertici dell’ospedale, alla fine otteniamo una risposta via mail dal direttore
generale facente funzioni, il dottor Giorgio Marianetti. Nemmeno lui accetta di incontrarci, maci scrive che nel dicembre scorso è stato promosso l’ennesimo giudizio arbitrale. Il contenzioso
si è risolto il 13 ottobre con un verbale di conciliazione in forza del quale gli IFO hanno
rinunciato a far valere la pretesa sull’immobile in questione.
Sulla vicenda abbiamo sempre voluto ascoltare l’opinione di Renata Polverini, presidente di una
Regione, il Lazio, che da anni fatica come poche a far quadrare i conti della sanità. Un motivo
in più per sentirla oggi è che ora deve occuparsi anche della nomina di un nuovo direttore
generale per il grande polo oncologico degli IFO. Per la seconda volta le abbiamo chiesto una
breve intervista.

Nessun commento: