01 dicembre 2010

I bravi ragazzi


Berlusconi "I veri studenti non protestano e sono a casa".
"I bravi magistrati lavorano in silenzio" (e non esternano alla luce dei riflettori).
E, poi, le variazioni a tema: "ci sono tanti giornalisti come Saviano che lavorano in silenzio e non hanno la scorta".

Tutti modi per dire la stessa cosa: il dissenso, le critiche, le intromissioni nella gestione della cosa pubblica non sono gradite.
Ma come si permettono questi giovani di pretendere una università pubblica, per tutti e perfino di qualità?
Le proteste hanno causato disagi nelle città (e tutti nel centrodestra hanno espresso solidarietà con le forze dell'ordine): come i danni causati ogni domenica da certi tifosi, molto apprezzati talvolta dalla politica.
E poi, la fuga dei cervelli all'estero, la perdita di competenza, il bloccare il futuro al paese, non sono una perdita economica peggiore?
Se ad andare avanti non sono i migliori, a prescindere dalle condizioni economiche e sociali, ma solo chi se lo può permettere, non è un danno peggiore per il paese?

I difensori del DDL Gelmini dicono che è contro i baroni (mai visti sui tetti a protestare, al freddo), contro le parentopoli. Ma come al solito, non bisogna fidarsi:
Scoppia il caso dell’emendamento contro le “parentopoli” negli atenei. La proposta che l’Italia dei Valori aveva presentato la scorsa settimana, e su cui si erano dichiarati a votare a favore anche finiani e Lega, passa ma con un effetto notevolmente depotenziato rispetto al testo dei dipietristi. Tanto che Di Pietro lo disconosce completamente. Eppure la maggioranza, dopo il controemendamento del Pdl, si è affrettata a dichiarare alle agenzie di stampa che la norma appena passata è durissima contro le raccomandazioni nelle università. Di più, per il presidente del Consiglio Berlusconi sarebbe addirittura un “colpo mortale a parentopoli”, ennesima prova del “governo del fare”. In sostanza, dichiarano dal ministero della Gelmini, non potrà rispondere ai procedimenti per la chiamata all’insegnamento chi è parente “fino al quarto grado compreso” di un professore del dipartimento o della struttura che effettua la chiamata ovvero del rettore, del direttore generale o di un consigliere di amministrazione. E anche Fli ha votato a favore dell’emendamento.

L’Idv va, invece, giù duro: “Ma quale stretta su parentopoli, non scherziamo – dichiara il vicecapogruppo alla Camera, Antonio Borghesi – il governo ha vanificato l’effetto del nostro emendamento con uno stratagemma ‘gattopardesco’: poiché è sufficiente ora con l’emendamento appena passato che il parente già professore si sposti in un altro dipartimento dell’università, rendendo possibile la chiamata del parente nello stesso ateneo. Noi invece – continua il deputato dipietrista – avevamo chiesto la restrizione tout court per i parenti in tutto l’ateneo, senza distizioni”.
Come al solito, il vizio di raccontare favole, non finisce mai. Nonostante le occupazioni e le proteste.
Riforma che rischia, tra l'altro di non vedere mai luce, causa la potenziale crisi di governo:
La buona notizia è che la riforma resterà probabilmente inapplicata, perché la crisi di governo la spazzerà via. La corsa contro il tempo per approvarla, infatti, ha verosimilmente il solo scopo di munire la destra di almeno una riforma da sbandierare in campagna elettorale.
A questo – a propaganda – si è ridotta l´università, al tempo del governo Berlusconi.
(Carlo Galli su La Repubblica del 01.12.10)

Gilioli segnala infine come sull'emendamento che chiedeva di stornare dei soldi dai finanziamenti ai partiti per i precari dell'Università, il PD si sia spaccato:
il gruppo parlamentare del Pd alla Camera si sia spaccato addirittura in tre: l’indicazione ufficiale era infatti di votare a favore (e così ha fatto la gran parte dei deputati, guidata da Franceschini), ma 25 onorevoli del Pd hanno invece votato contro, seguendo la dichiarazione di Ugo Sposetti, il tesoriere del partito, che per questo ha platealmente litigato con Franceschini. Ci sono poi stati 17 astenuti, sempre nel Pd, tra cui Massimo D’Alema e Piero Fassino. Assente al voto Pierluigi Bersani, in missione Rosi Bindi.
L’Italia dei Valori ha votato compattamente a favore (tranne Barbato assente e Razzi in missione). Defezioni invece nella pattuglia di Futuro e Libertà: hanno votato contro Barbareschi, Barbaro, Catone, Consolo, Lamorte e Moffa, sei su 26 del Fli presenti. Ha votato contro anche Casini e con lui la maggioranza dell‘Udc (15 su 22 presenti).
Tanto per sapere chi è a favore dei ricercatori e contro la precarietà e chi invece (come il tesoriere) gli sta bene il paese così come è. E ce ne ricorderemo al momento del voto.

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