07 ottobre 2010

Le tensione nel sindacato


I fischi, le uova, i fumogeni, le contestazioni (a Roma, nel lecchese) sono il modo migliore per non parlare dei diritti sul lavoro, delle tutele ma anche degli incentivi su competitività.

Non aspettano altro, i vari esponenti del partito dell'amore, che di rispolverare le frasi di circostanza su anni '70, clima che abbiamo già vissuto ...

“Spesso si comincia così, poi si passa agli attacchi alle persone, come è successo a Bonanni e al direttore di Libero Maurizio Belpietro, poi abbiamo visto anche degli omicidi a carattere politico”, ha detto ieri il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, il più duro nel governo a prendere posizione a favore della Cisl. E il Consiglio dei ministri di oggi, assicura Sacconi, sarà dedicato appunto alla “spirale di violenza”.

In questo modo, quello che si ottiene è dare la possibilità ai sindacati "governativi" di fare le vittime, spaccare il fronte comune (che poi è quello che Gelli intendeva fare col piano di rinascita ), e permettere poi l'attuazione dei colpi di mano come quelli di Pomigliano.

La Fiat si è presentata ieri al tavolo di confronto auto convocato a Roma presso Confindustria per offrire un quadro più preciso sul progetto Fabbrica Italia, il piano strategico 2010-2014 di cui fanno parte gli investimenti a Pomigliano d’Arco.
I sindacati si aspettavano numeri, cifre,
modelli. Invece si sono sentiti dire che “Fabbrica Italia non partirà se non ci sarà un impegno formale delle organizzazioni sindacali ad assumersi precise responsabilità per la riuscita del progetto”. È la linea più volte ribadita dall’amministratore delegato Sergio Marchionne: piena “governabilità” degli stabilimenti, secondo quel modello Pomigliano che ieri i sindacati si sono visti riproporre come stella polare del progetto Fiat. Anzi, secondo il segretario Fiom, Maurizio Landini, il Lingotto avrebbe prospettato l'ipotesi di andare anche “oltre Pomigliano” in forme non ancora chiare. [Il fatto del 6 ottobre, l'articolo di S. Cannavò]

Quando sento e leggo delle prodezze dei vari centri sociali o dei gruppi Action, mi tornano sempre in mente le pagine di "Q", il buon vecchio libro di Luther Blisseth, dove si spiegava come per piegare l'avversario serva infiltrarlo per far spaccarne l'unità e farne crescere l'ala massimalista....

Nonostante le deroghe al contratto metalmeccanico ottenute la scorsa settimana da Fim e Uilm e nonostante la ripresa del dialogo tra Confindustria e Cgil, con l'avvio del Patto sociale per le riforme promosso da Emma Marcegaglia e che ha visto nuovamente la Cgil come interlocutrice, Fiat chiede
ancora “più Pomigliano”, più deroghe e soprattutto non esplicita qual è il suo vero obiettivo.
Lasciando intendere di non voler mollare sull'ipotesi di contratto ad hoc per il settore dell'auto. Ma anche che gli investimenti e l’aumento di produzione in Italia non sono affatto scontati.
[Il fatto del 6 ottobre, l'articolo di S. Cannavò]

Servirebbe un supporto dai partiti di centrosinistra, per non lasciare la CGIL (e le altre sigle) sole di fronte ai ricatti da una parte, e le tensioni (legittime quelle dei lavoratori, finchè si rispettano le regole civili).
Ma quando sento parlare di papa straniero, delle candidature di Montezemolo e Profumo, perdo la speranza.

Mentre la Fiat chiede ulteriori deroghe al contratto, in Italia crollano le immatricolazioni. Crolla il potere di acquisto, crollano i consumi e cresce la fascia delle persone in povertà.

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