16 settembre 2010

Le mani (di Masi) sulla Rai

I: “Direttore”
M: “Ciao, eccomi”
I: “Allora ho appena parlato con il presidente loro fanno il processo Mills”.
M: “Eh”.
I: Allora lui dice: “Che cazzo state a fare tutti quanti”, mi ha fatto un culo che non finiva più”.
M: “Sì, ho capito, ma qui, cioè Giancarlo, adesso mettiamo su una strategia… il comitato lo facciamo subito operativo… io domani mattina gli mando la lettera immediatamente… {…} noi stiamo facendo di tutto. Soltanto che il problema Santoro è un problema particolare, non è che sta lì da vent’anni, eh”.
I: “Lo so, purtroppo sembra terra di nessuno lì dentro”.
M: “Santoro, dici”.
I: “Santoro, sì, sì”.
M: “Ah, no io pensavo la Rai”.
I:”No”.
M: “Sa, la stiamo aggiustando, stiamo facendo di tutto, abbiamo pure mandato via Ruffini…”.

I = Innocenzi, ex presidente Agcom.
M = Mauro Masi, direttore generale Rai di nomina berlusconiana.

Questa intercettazione, dall'inchiesta di Trani sulle pressioni fatte da Berlusconi per far chiudere Annozero, dimostrano due cose: la permeabilità delle presunte autorità indipendenti (AGCom) da parte della politica (che in effetti li nomina).
Ma soprattutto, per chi lavorano, questi membri di autority, presidenti, direttori di rete e telegionale: obiettivo, dare una informazione addomesticata, condizionata, filtrata.

Nemmeno fossimo nella Russia di Breznev, nella DDR di Honecker o nella Cuba di Castro.

Masi è ancora al suo posto, nessuno si sogna di chiederne le dimissioni. Mentre Giancarlo Innocenzi si è dimesso.

Gira da un giorno la lettera (o decalogo) del direttore generale della Rai in cui pretende di controllare tutti i contenuti delle trasmissioni di approfondimento.
Stesso D.G. che racconta al telefono di aver cacciato Ruffini, che chiede di metter su una strategia per bloccare Santoro.
Giusto per capire che aria tira nel paese, anche per quanti pensano di vivere in un paese libero.
M: Tu ex ante non puoi fare nulla. Se tu la metti ex ante ha ragione lui. Bisognava fare dopo, cioè bisognava andare sulla questione D’Addario, capito…scusa eh. Non è che io c’è l’ho con te, figurati. Nessuno può fare ex ante, neanche nello Zimbabwe. Se questo fa una trasmissione tu devi prima vederla per poter fare una cosa. Che fai…ex ante…in un paese…in occidente, gli dici ex ante non farla. Tu oltre a richiamare le norme e a fare le diffide non puoi fare. L’autorità doveva stare sulla questione D’Addario che c’è ne stavano 50 di possibilità. Intanto per cominciare lui in aula ha Ghedini, ha Belpietro… forse Tarek Ben Ammar, per cui non è che… intanto il contraddittorio lui lo ha assicurato formalmente, ex ante.
I: Tu comunque la lettera gliela hai mandata, quella li che gli dice che deve stare attento, e io adesso dico a Calabrò..
M: Lo mandata attraverso Liofredi, l’ho mandata a Massimo perché io cosi devo fare.
I: Io adesso dirò a Calabrò che comunque metta nella risposta i paletti, quelli che abbiamo detto sempre , insomma se non puoi fare niente prima, se esce fuori da quelli…
M: Ok, va bene, ciao!
Dal blog nonleggerlo:
il servizio pubblico radiotelevisivo di un grande Paese democratico è arrivato a questo. A voler regolamentare le reazioni e gli interventi del pubbllico presente in trasmissione. Non solo. Queste persone dovranno essere accuratamente selezionate, e filtrate.
Punto 4: "Non dovrà essere consentito l'utilizzo del pubblico presente in sala come parte attiva del programma stesso".

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