15 luglio 2010

A cento passi da casa mia


"Le indagini hanno documentato più di 40 summit tenuti dagli indagati nell'arco dei due anni di indagine sul territorio milanese, spesso organizzate durante cresime, battesimi e matrimoni. Si parla di 500 affiliati in Lombardia e, allo stato, abbiamo scoperto 15 "locali" (Milano centro, Pavia, Bollate, Cormano, Bresso, Limbiate, Solaro, Pioltello, Corsico, Desio, Seregno, Rho, Legnano, Mariano Comense, Erba e Canzo) ma sappiamo che sono molto di più e molto radicate"

Le locali della ndrangheta a Mariano, Erba, Canzo, Desio ....
A Mariano frequentavo le scuole superiori.
A Desio ho dei parenti, che qualche volta vado a trovare.
Ho molti amici di Erba e di Canzo.

Non si parla più di paesi lontani lontani come Platì o S. Luca, che non sapremmo nemmeno localizzare sulla cartina.
Ma di paesi e posti vicino ai nostri paesi: a cento passi dal comune dove viviamo, dove abbiamo studiato, dove andiamo a lavorare tutti i giorni.
Comuni dove magari mesi fa si è discusso di taglie su immigrati e ronde.

Credo che, sempre parlando dell'alta Brianza in cui vivo, il caso più emblematico, sia quello della Perego Strade, del signor Ivano Perego.
Un cognome padano, che però dietro ne nasconde uno meridionale: quello della famiglia Strangio.

È il salto di qualità della ‘n d ra n g h e t a imprenditrice in terra lombarda, che non si accontenta più di accaparrarsi qualche subappalto nei cantieri delle opere pubbliche, ma vuole partecipare in prima persona alla spartizione delle commesse. Così Manlio Minale, procuratore generale di Milano, sintetizza la vicenda della Perego General Contractor, storica azienda brianzola finita sotto il completo controllo della ‘ndrangheta. Diventata “preda e strumento degli interessi mafiosi”, “punto di contatto tra colletti bianchi e organizzazioni criminali”, secondo l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano Giuseppe Gennaro nell’ambito dell’operazione “Crimine”. Controllore occulto della società era diventato Salvatore Strangio, 56 anni, originario di Careri in provincia di Reggio Calabria (niente a che vedere con gli Strangio di San Luca coinvolti nella strage di Duisburg).

Strangio, secondo l’accusa legato alla famiglia Pelle di Platì, è indicato come il gestore dell’“infiltrazione delle famiglie calabresi nell’ambito dei lavori pubblici in L o m b a rd i a ” e dell’Expo 2015. Assieme a lui è finito in carcere, con la stessa accusa di associazione mafiosa, il lombardissimo Ivano Perego, amministratore di fatto dell’azienda. La Perego Strade, con sede a Cassago Brianza, nel lecchese, era una delle principali aziende di movimento terra della Lombardia.

Negli ultimi tre anni ha vissuto un periodo convulso che l’ha portata a un doppio fallimento, oggi imputato all’abbraccio della ‘ndrangheta. Il momento cruciale è nel 2008: il passaggio dalla Perego Strade, interamente di proprietà della famiglia brianzola, alla Perego General Contractor, che promette di risollevare la prima con l’ingresso di un nuovo socio, Strangio, che però è rimasto occulto fino a ieri dietro il paravento di due società fiduciarie milanesi. [Il fatto quotidiano del 14 luglio]

E i giornali riportano altre notizie inquietanti: rifiuti di amianto usati nei cantieri sparsi per la regione:

.. Testimonianze riportate nell'ordinanza per documentare che ''gli scavi effettuati'' dall'impresa ''sarebbero pieni di sostanze notoriamente inquinanti e pericolose come l'amianto''.
Molti i cantieri per la realizzazione di opere pubbliche dove la societa' ha lavorato e dove ''si allunga l'ombra della 'ndrangheta'': si va dalla strada statale del Passo dello Stelvio, in Valtellina, all'ospedale Sant'Anna di Como, e a Milano dal Portello a City Life, dall'area ex Ansaldo fino all'edificio sede di nuovi uffici giudiziari proprio di fianco al Palazzo di Giustizia di Milano. ''Quello che posso dire - ha affermato uno dei testimoni - e' che in tutti i cantieri dove ha lavorato la Perego nel corso degli anni sono stati utilizzati per le opere di riempimento materiali fortemente inquinanti, come eternit, amianto e in genere materiali provenienti da demolizioni indifferenziate, e dunque contenenti materiali di risulta di origine non controllata, quindi anche pericolosa, senza il dovuto smaltimento cosi' come prevede la legge''. Accanto a cio' c'e' anche ''l'attivita' abusiva di smaltimento dei rifiuti della Perego. Una ''soluzione escogitata per rendere piu' fruttuoso il lavoro - ha scritto il gip- e' quella di violare tutte le norme relative al recupero e allo smaltimento dei rifiuti''
[..] In questo contesto si inseriscono anche le minacce di licenziamento o di riduzione dell'orario di lavoro da parte dei vertici della Perego Strade nei confronti dei dipendenti per costringerli a violare le norme sul trasporto e lo smaltimento dei rifiuti. Minacce e intimidazioni risalenti al periodo in cui la societa' ''gia' manifestava gravissime difficolta' economiche''.

Come commentare, il quadro che ne esce? Le minacce ai dipendenti da parte degli imprenditori, le aziende che operavano senza controlli, gli amministratori che non hanno voluto vedere quqndo accadeva a cento passi da casa loro.
La mafia che diventa business, che ha contatti con assessori procinciali e regionali.
Ecco, tutto ciò non è nè Aspromonte, nè Casal di Principe. Patria dell'ex sottosegretario Cosentino.

Lo stesso TG, poi, passava dalle mani della criminalità all'intervista del sindaco sul nuovo PGT. Ecco: la Moratti e Formigoni, non hanno niente da dire?

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