07 aprile 2010

Lettera a mia figlia Elisa Claps


“Mia cara figlia a questo punto non ho la certezza che tu possa leggere questa mia, ma in ogni caso ho la speranza, e peraltro ne sento il bisogno, di raccontarti, di spiegarti cosi’ com’ e’ la vita”.

“Quando tu eri bambina molto spesso pensavo che un giorno, nell’ imminenza del tuo maturarti alla vita, avrei dovuto trasmetterti, o cercare di farlo,la mia esperienza, le mie riflessioni, affinche’ potessero esser parte del tuo bagaglio di vita ed accompagnarti nella stessa. Tutto cio’ ci e’ stato negato, prima da un destino beffardo e poi dal succedersi di alcune vicende. E’ sempre difficile parlare ai figli ed ancor piu’ difficile risulta essere quando l’ argomento investe valori e principi fondamentali. Ti chiedo scusa: lo so che a 22 anni, la tua odierna eta’, risulta difficile accettare la cruda realta’ dei fatti e comprendere il concetto di giustizia negata; alla tua eta’, figlia mia, si e’ idealisti, e guai a non esserlo; alla mia, invece, l’ idealismo si trasformerebbe in stupidita’ “.

“Potrei parlarti dell’ omerta’, e non quella dei film o dei giornali ma soprattutto quella di una mamma nei confronti del dolore di un’ altra mamma, di una ragazza nei confronti della mia disperazione, e di parte di una citta’ che tenta in tutti i modi di archiviare quanto prima questa penosa vicenda per meglio poter garantire e gestire privilegi, abusi, consorterie ed intrallazzi. Potrei descrivertene i dettagli, il colore dei tendaggi delle anticamere delle stanze del potere, le pacche sulle spalle e le pantomime accompagnate anche da un simulato velo di lacrime”.

“Tanti anni fa, e non molti le donne non avevano il diritto di voto, cosi’ come i negri in Sudafrica; ma noi ancora oggi, noi gente semplice, non abbiamo diritto alla giustizia. Ti chiederai perche’, ed io cosa devo risponderti? Perche’ non siamo belli, ricchi e potenti? Perche’ non facciamo parte di nessun club o associazione che conta? La tua domanda e’ la mia domanda, il tuo giovane stupore e’ la mia consapevole e disperata constatazione. Una cosa per me e’ certa: ti hanno lasciata scomparire almeno due volte”.

“Potresti domandarmi se si prova o che cos’ e’ il desiderio di vendetta posso solo risponderti che la nausea e’ piu’ forte di qualsiasi impeto di rabbia. Ma qualcuno dovrebbe vergognarsi”.

“A questo punto dovrei parlarti della coscienza ma non lo faro’, anche perche’ voi giovani andate sempre di corsa nel vivere la vostra vita ed io non voglio probabilmente annoiarti. Mi piace pensare che se c’ e’ un tuo mondo possa essere per te migliore di questo che e’ stato affidato a me e ai tuoi cari. Con affetto”.

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