02 marzo 2010

Presa diretta - la giustizia (a Milano)

Dopo lo stato nelle sedi disagiate del sud, le telecamere di presa diretta si sono spostate a Milano.
La procura delle toghe rosse, dei talebani, dove si stanno celebrando i due processi al presidente del Consiglio.
Processi che non decollano, per le istanze di rinvio del suo avvocato, e per le future norme sul legittimo impedimento.

Ma c'è un piano dove invece i processi si fanno e anche in fretta: al piano terra, dove per "direttissima" si condannano piccoli spacciatori, ladri di "merendine" (o di scatolette di tonno).
Fino a 40 processi per mattinata, il 95% dei quali ad extracomunitari.

Ma basta andare ai piani superiori, ai piani "nobili", per cambiare musica: dove si celebra il processo alle grandi banche accusate di aggiotaggio in uno dei tanti rami del processo Parmalat.
40000 risparmiatori truffati, che han perso i propri risparmi, la pensione.
Persone che, grazie alla prescrizione e anche al futuro processo breve, si vedranno negati i loro diritti.
I ladro del supermecato si processa per direttissima, il reato della banca va in prescrizione.
Giustizia all'italiana?
Uno degli avvocati che ha seguito il processo diceva "che si abbia il coraggio di dire ai pensionati, ai truffati, che si devono arrangiare".
Magari riccorendo a transazioni direttamente con le banche, dove si può sperare di recuperare il 10-12% di quanto perso.

Anche a Milano ci sono posti per magistrati scoperti, posti scoperti anche nelle cancellerie e nel personale amministrativo.
Significa code nel tribunale civile, personale che ogni mattina deve spostare i faldone nelle aulee di dibattimento con i carrelli (non esistono altre soluzioni), carte che si accumulano senza un ordine.
Per non parlare dei computer che non ci sono, e dei processi che si accumulano.

Colpa dei concorsi che non si fanno dal 2001, il personale va in pensione e non viene sostituito.
Colpa di una burocrazia nel processo penale e civile che non si vuole semplificare e che tende ad accentuare i problemi: il 12% dei processi è rinviato per mancanza di atti di notifica.

Eppure a Milano, c'è un'area di eccellenza: il processo telematico che è una realtà nel civile, anche se solo per 50 giudici su 150.
Il progetto, che prevede che tutti gli atti siano digitalizzati, è stato pagato dall'Abi e dell'ordine degli avvocati di Milano.
Le notifiche via mail degli atti portano ad un risparmio di tempo e soldi (circa 1 milione di euro).
Nessun progetto rischia rinvii o intoppi.

A Milano la situazione della macchina della giustizia non è messa male: il 56% dei processi terimna in 6 mesi; la media per il civile è di 2,5 anni, 1 anno per il penale.
Ci sono ancora margini di miglioramento, raccontava a Iacona il presidente Livia Pomodoro.

E in che modo si puù migliorare? Lo hanno spiegato alla fine i magistrati Alfredo Robledo e Armando Spataro.
Robledo chiedeva una semplificazione delle procedure (anticipare alla fase iniziale del processo tutte le eccezioni), snellire le procedure di notifica ai difensori: "la politica ha fatto di tutto per allungare i tempi del processo".

Spataro, uno dei magistrati che all'inaugurazione dell'anno è uscito dall'aula (alla parola del rappresentante del governo) con la costituzione in mano.
Il pm parlava della legge sui pentiti, che limita a 6 mesi il periodo in cui si possono raccogliere le testimonianze di un collaboratore.
Dell'accorpamento delle sedi giudiziarie, che comporterebbe un bel risparmio.
Delle leggi ad personam: "sono preoccupato di violenti strappi alle regole costituzionali". Col processo breve, la fine di un processo sarà data senza il giudizio di un giudice terzo.

E' questa è una violazione della Costituzione: "alla magistratura compete l'obbligo della difesa dei valori della Costituzione [..] non c'è dialogo sugli strappi alla Costituzione".

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