29 dicembre 2009

Altai di Wu Ming


Ancora un altro romanzo del collettivo Wu Ming: ancora un altra grande storia, raccontata dalla parte degli sconfitti.

Un racconto di una grande utopia, di un sogno, sconfitto dagli eventi.
Dopo le rivolte degli umili raccontate in “Q”.
Dopo la sconfitta degli indiani irochesi da parte dei ribelli americani, in “Manituana”.
Il sogno di Giuseppe Nasi, riunire tutti gli esuli, i sconfitti e gli erranti d'Europa, nel regno di Cipro: ebrei, mori, schiavi.

“Quindici anni dopo l'epilogo di Q”: si parte da Venezia, con l'esplosione nell'arsenale del 1569. Attentato di cui viene incolpato un agente dei servizi della Serenissima, Emanuele De Zante, un ebreo che ha rinnegato il suo popolo e la sua religione e che, proprio per questo, ritenuto dal consigliere Nordio, il colpevole ideale.
La sua fuga da Venezia, lo porta prima a Ragusa, e poi a Salonicco, prigioniero prima e consigliere poi di quel Youssef Nasi o Giuseppe Nasi (noto in Europa anche come Juan Micas o Joao Miquez), ritenuto il nemico mortale della repubblica veneziana. Mercante ebreo, errante anch'egli, che ha trovato ospitalità per i suoi affari nella culla dell'impero Ottomano.
Costantinopoli.

Qui inizia un secondo viaggio: Emanuele ritorna ad essere l'ebreo che era, ritrova la sua gente, la sua religione, un nuovo ideale per vivere. Il suo vecchio nome: Manuel Cardoso.

Sposando la causa di Nasi, ne diventa l'occhio lungo nella corte del sultano, per carpirne gli umori, le trame nascoste.
L'idea del mercante è finanziare una guerra contro Venezia che ne strappi l'isola di Cipro, rifugio definitivo per la sua gente in fuga dall'Europa.

- Tu hai mai avuto un sogno, Manuel?
La risposta uscí come un singulto.
- Sí, non essere giudeo. Fu mio padre ad avverarlo.
- Ti capisco piú di quanto non immagini. Perché rimanere deboli quando si può diventare forti?
Ma io non mi accontento di trasformare me stesso. Voglio trasformare un popolo. Da debole a forte. Da diviso a unito. Da ospite mal sopportato a padrone del proprio destino. Da fuggiasco a protettore di chi fugge. Sono millecinquecento anni che scappiamo. È giunto il momento di fermarci.


Nel racconto di Nasi riviviamo lo splendore della corte ottomana; il ruolo delle donne di Corte nelle scelte politiche; la città che “sa di terra bagnata e fatica e sogno”.

Impara “a conoscere i tuoi uomini e le tue donne velate, a cogliere allusioni e doppi sensi, sotto la crosta sporca del tuo turco, e a immaginare occhi e sorrisi, oltre le trame sottili del lino”.

A corte, Manuel si trasforma nel falco Altai di Youssef Nasi:
“- E' un falco molto robusto, fedele e facile da addestrare. Non occorre fare nulla con un altai, e un buon falconiere fa il meno possibile. È la natura del falco che lo spinge in volo e gli fa conficcare gli artigli sulla preda. Se vuoi che lo faccia per te, devi solo mostrargli il suo vantaggio”.

Il piano di Nasi è osteggiato fa parte della corte di Selim II; lo stesso Manuel trova le conferme in una serie di lettere tra Venezia e persone della corte.

Per questa impresa sacrifica tutto, persino l'amore di una ragazza, domestica della moglie del mercante.
Tornano, come reduci di antiche battaglie, vecchi personaggi già incontrati in “Q”: come Ismail, un vecchio tedesco, che ha combattuto tutte le battaglie contro i potenti nel vecchio continente.
A Wittemberg, a Frankenhausen, alla rivoluzione anabattista di Munster. Poi a Venezia: parliamo di Ludovico o Tiziano l'Anabattista.
L'utopia, che avrebbe potuto cambiare il corso della storia, si scontra col duro corso della storia.
L'assedio di Famagosta, che si trasforma in un bagno di sangue; e la battaglia di Lepanto (1571), con la Santa Alleanza di Venezia, dei Savoia, della Francia, in cui per la prima volte, nuove armi vengono utilizzate in una battaglia di mare.
Lo scontro di civiltà, così come lo scontro di poteri tra papato e impero in Q, così come lo scontro tra inglesi e ribelli americani mise fine alla federazione irochese, metterà fine al sogno, all'idea.

Un finale amaro, per una storia raccontata nel classico stile dei Wu Ming: pagine in cui si deve soffermare su ogni parola, che viene usata per evocare idee, emozioni.

Ma un finale che lascia spazio per nuove battaglie: verrà il tempo in cui si potrà ammirare ancora il volo dei falchi sugli altipiani.

Il sito di Wu Ming Foundation; la sezione dedicata al libro.
La scheda sul sito di Einaudi, e il pdf dei primi due capitoli.
La recensione di Simone Sarasso sul blog Confine di stato.
Il link per ordinare il libro su internetbookshop.
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