16 novembre 2009

Il grande vecchio di Gianni Barbacetto (terza parte)

Il grande vecchio: prima parte.
Il grande vecchio: seconda parte.

I magistrati che lavorarono alle inchieste hanno raccontato del clima di omertà da parte di alcune parti dello stato; degli attacchi da parte della stampa (di destra o riconducibile a quella parte); delle sanzioni da parte del CSM: "ci hanno scippato l'indagine, ma almeno ci hanno salvato la vita" commentava il magistrato Emilio Alessandrini, commentando con Gherardo Colombo lo scippo da parte della Cassazione con lo spostamento a Catanzaro.
Ma alcuni di loro non rivolgono critiche solo all'esterno: anche all'interno del mondo delle toghe, non sempre si sono affrontate queste indagine col giusto impegno. Come se nell'ambiente giudiziario si sapesse già che queste inchieste non avrebbero portato bene, alla carriera del magistrato.
In molti, all'interno di quell'ambiente che avrebbe dovuto garantire il rispetto della giustizia, han preferito non vedere, non approfondire inchieste, voltarsi dall'altra parte.

Omertà e anche opacità di quello stato che avrebbe dovuto garantire ai tanti magistrati che invece l'inchiesta la volevano fare, lo sguardo non lo volevano abbassare, la tranquillità di portare avanti le indagini e dare giustizia a tutte quelle vittime.
Le opacità e le complicità tra poteri occulti, all'ombra del cappello della Nato, in chiave anticomunista ma anche in chiave conservatrice.
Destabilizzare la situazione politica, sociale dell'Italia per stabilizzarla, per mantenere gli stessi equilibri politici, per impedire tutte le riforme che avrebbero potuto svecchiare e far progredire il paese. Non è un caso se poi la DC è stata condannata a governare per 50 anni.
Stabilizzare la situazione, sifnificava poi impedire quel cambiamento "che in quel preciso periodo storico – dalla fine degli anni ‘60 fino agli anni ‘80 – veniva identificato nello spauracchio del comunismo".

La strategia della tensione.
Non è del tutto vero che le sentenze non indicano nessun colpevole. Per Piazza Fontana (come per le altre stragi degli anni di piombo) è stabilito che l'area di provenienza sia l'eversione nera riconducibile a Ordine Nuovo, movimento fondato da Pino Rauti nel 1956.
Certe e provate (e in alcuni casi anche condannate) le coperture dai vertici dello stato: gli ufficiali del Sid Antonio Labruna, il generale Gianadelio Maletti e Vito Miceli. Gli ufficiali del Sismi (occupato dagli uomini della Loggia P2): Francesco Santovito, Pietro Musumeci, Giuseppe Belmonte.
Persone che anziché occuparsi della difesa e dell'incolumità dei cittadini italiani hanno mentito, coperto, creato false piste, omesso. Il tutto in nome di quella equivoca ragione di Stato e della lotta al comunismo di cui abbiamo parlato prima.
Ma lo stato siamo noi: siamo noi quando entriamo in una banca, quando prendiamo il treno in una stazione. Quando partecipiamo ad un assemblea pubblica.

Libero Mancuso ha detto: "ci avete sconfitti, ma sappiamo chi siete". Che suona come quel Io so, di Pasolini.
Sappiamo chi ha usato la teoria degli opposti estremismi per perpetuare il suo potere.
Sappiamo chi, negli anni 70 come anche oggi, ha agitato e agita lo spettro del comunismo, del nemico esterno da cui difenderci, per poter distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dai problemi reali del paese.

Il grande vecchio non esiste come persona reale. Come spiega Barbacetto nell'intervista a Marilù Oliva:

É una rappresentazione citata spesso nella storia italiana sia dalla destra che dalla sinistra. É la risposta semplice a una domanda complessa. Il Grande Vecchio altro non è che un sistema di poteri occulti che guidavano le fila degli avvenimenti. Nel quadro della guerra fredda e della sovranità limitata dell’Italia, alla legalità ufficiale si è sostituita una “legalità” sotterranea con regole inconfessabili che, al di là degli obiettivi iniziali, è cresciuta a dismisura: l’eversione di Stato ha nutrito la corruzione politica e si è saldata con la criminalità organizzata. Il Grande Vecchio, come dice il nome, è grande, quindi non decifrabile. Ed è vecchio, ovvero sedimentato in maniera pervasiva. Non si riduce a un’unica persona ma è un sistema di poteri che ha fatto dell’illegalità la regola. Proprio come contraltare all’idea dilagante di illegalità, nel mio libro ho scelto di far parlare i magistrati che hanno indagato sui grandi misteri italiani e di far raccontare loro la storia segreta del nostro paese.

Secondo te c’è un filo tra l’eversione nera degli anni ‘70 in Italia e la situazione attuale?

Sì, alla fine del libro mi pongo questa domanda: com’è stato possibile ciò? Una spiegazione la dà il clima di guerra internazionale che aleggiava in quegli anni: l’occidente si sentiva legittimato a qualsiasi cosa pur di sconfiggere il comunismo.
La legalità è stata sospesa, chi stava al potere poteva fare qualunque cosa e questo atteggiamento di totale licenza è rimasto in Italia oggi, al di là degli obiettivi iniziali, anche per ossequiare gli interessi più biechi e meschini. Da stragiopoli siamo passati a tangentopoli e infine a mafiopoli.
La classe politica si è sentita legittimata anche a stringere accordi con organizzazioni mafiose e sistemi criminali. Il risultato è che la corruzione politica e la mafia si saldano tra loro e la legalità è svalutata da chi comanda, situazione, questa, che non esiste in nessun paese democratico al mondo.


Il link per ordinare il libro su ibs.
Il blog di Barbacetto.
Leggi l’intervista di Marilù Oliva a Gianni Barbacetto su Carmilla

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