23 agosto 2009

Una mattina, nella sala di attesa della guardia medica

Delle belle ferie che ho fatto, ne ho già parlato.
Vi racconto della mattina in cui, dopo la ricaduta influenzale, sono tornato alla guardia medica.Premesso che in ferie si dovrebbe pensare ad altro, ma se ad un cristiano capita un accidenti di qualsiasi natura, mentre è in vacanza, quello che vorrebbe è avere subito un medico in grado di aiutarlo anche se è lontano da casa, anche se il medico non è il suo.

Nelle ore passate nella sala di attesa della Guardia medica (perchè se non sei residente lì, e pensi di avere un problema serio, lì devi andare), mi sono reso conto dell'importanza della sanità pubblica, di un presidio garantito, aperto. E di quanto le tante promesse di efficienza e taglio agli sprechi che si sentono non sempre siano vere.
Iniziamo col dire che, quella mattina come me, erano in tanti.

E che, nella sala d'aspetto non c'era nemmeno la macchinetta col numero per regolamentare la fila. Come al macellaio, direte voi? Si, così.

“Chi è l'ultimo”
era la frase che ho sentito ripetere più spesso quella mattina dalle tante persone che attivavano lì, anche rimbalzate dal Pronto Soccorso.
Ci si regolava con la solita italica fila, con tanto buon senso e con una certa rassegnazione. Rassegnazione che le cose sono così, dappertutto, che non si può passare così il tempo in ferie...

Perchè il medico, come indicava un cartello, sarebbe arrivato solo alle 10.
Arrivò alle 10:10.
Alle 10:22 i primi attriti inceppano il meccanismo della italica fila, causa una famiglia che chiedeva di poter passare avanti per la bambina con la febbre.

A qualcuno andava bene: ma altri hanno preso l'occasione per protestare.
“E dopo la signora a chi tocca?”
“Chi ha deciso così? ”


Le persone in fila iniziavano a dividersi negli indifferenti (prima o poi entreremo tutti); quelli che col caos e con l'alzare della voce ne hanno approfittato per passare avanti (“allora dopo la signora vado io, va bene?”); quelli incazzosi che borbottavano tra se e se, prendendosela perfino con la bambina e i suoi genitori (troppo sole fa male).
Dopo la maretta, la calma, finalmente.

Ad ogni nuovo arrivo il solito canovaccio:
“Chi è l'ultimo?”
“Allora, tocca prima al signora, poi al guaglione, e poi alla signora ...”
“No, prima c'era isso, poi o guaglione, poi la signora ..”


Con calma le cose si sistemano. Allo sportello per pagare il ticket c'era la macchinetta per il numero. Perchè non è stato fatto lo stesso anche per la fila della Guardia Medica? Difficile che nessuno ci abbia pensato.

Forse, per dotarsi di questo antico ma pratico strumento che dirime le diatribe dei poveri villici colpiti da malanno (e dunque poco inclini alla pazienza), qualcuno deve aver pensato che serviva una gara d'appalto. E non era allora conveniente.

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