29 maggio 2009

D'Avanzo prima e dopo

Vi ricordate l'articolo di Giuseppe D'Avanzo su Repubblica in cui criticava il metodo Travaglio (sul caso Schifani ): Il giornale subito ne approfittò per pontificare ("La bomba Travaglio")
Anche perché è stato proprio Walter Veltroni a voler concedere onori e amplissimo diritto di tribuna al gruppo di facinorosi che ormai fa capo apertamente all’Italia dei valori di Antonio Di Pietro.
Un gruppo che trova nel giovane barricadiero Marco Travaglio il proprio alfiere e protomartire in servizio permanente effettivo.

Le accuse in tv senza contraddittorio di Travaglio al presidente del Senato, Renato Schifani, toccano nervi mai disinfiammati. E al di là della vicenda oggi all’ordine del giorno del Cda Rai e della riunione dell’Agenzia per le garanzie nelle Comunicazioni - vicenda che Schifani liquida con una querela per calunnia e un «sorriso» - in ballo c’è anche un modo di fare informazione ben spiegato sulla Repubblica dal principe dei giornalisti d’inchiesta, Giuseppe D’Avanzo. Sarà che l’onestà di fondo non ammette confini, D’Avanzo impartisce una bella lezione all’idolo dei «vaffa» Travaglio, svelandone il trucco e il profondo inganno.
Poi D'Avanzo si permette di fare le 10 domande: e il giornalista cambia faccia.
Solo in questo Paese uno come Giuseppe D'Avanzo può ancora fare domande anziché inginocchiarsi e chiedere scusa, solo da noi uno come il suo sodale Attilio Bolzoni può vincere il premio «È giornalismo 2008» anziché fare lo stesso, sì, proprio così, inginocchiarsi e ammettere: ho scritto cazzate, riprendetevi il premio.

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