07 maggio 2009

Ad un mese dal terremoto

Ad un mese dal terremoto in Abruzzo, su cui l'Italia e il governo si è subito mobilitata, la cosa peggiore per le vittime è leggere delle possibili falle, i trucchi del decreto per la ricostruzione. Il "Decreto Abracadabra".

Nel "Decreto Abracadabra", per ora, niente è ciò che appare. Man mano che si squarcia la cortina fumogena della propaganda, se ne cominciano ad accorgere non solo i "soliti comunisti-sfascisti" dell'opposizione come Pierluigi Bersani (che accusa l'esecutivo di trattare gli aquilani come "terremotati di serie B"), ma anche amministratori locali come Stefania Pezzopane, o perfino presidenti di Confindustria come Emma Marcegaglia, che l'altro ieri a L'Aquila ha ripetuto "qui servono soldi veri". C'è un obbligo morale, di verità e di responsabilità, al quale il governo non può sfuggire. Lo deve agli abruzzesi che soffrono, e a tutti gli italiani che giudicano. L'epicentro di una tragedia umana non può essere solo il palcoscenico di una commedia politica.

Notizia che fa il paio con la scoperta del buco di tre miliardi di redditi non dichiarati da imprese edili.
E' vero che l'economia deve riprendersi, e anche le imprese edili. Ma non a discapito di chi paga le tasse.

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