15 febbraio 2009

La questione immorale di Bruno Tinti

Nel libro “Toghe rotte” l'ex procuratore aggiunto Bruno Tinti ci ha spiegato cosa non funziona nella giustizia italiana: le situazioni ai limiti del grottesco causate dalla mancanza di fondi e personale; la sproporzione degli avvocati in Italia rispetto alle altre nazioni; la mancanza di certezza della pena grazie alle leggi emanate negli anni; come ammazzare la moglie e farla franca (sfruttando attenuanti, indulto e le pene accessorie).

Questo libro fa un passo avanti: parla della giustizia come è e come dovrebbe essere; del ruolo e dell'importanza delle leggi per tutelare tutti, ma soprattutto quelli senza potere e del perchè da anni la politica si occupa della giustizia con riforme e nuove leggi. Perchè la politica (ovvero chi fa le leggi e dispone del potere esecutivo) ha a cuore il controllo della magistratura.

Il libro è articolato in più parti: si inizia col rapporto politica giustizia, spiegando cosa dice la Costituzione (da tutti citata, ma da pochi conosciuta) per i magistrati.
L'indipendenza del giudice, la cui carriera è sottoposta solo al giudizio del Consiglio Superiore della Magistratura (art. 104, 105 e 106).
L'articolo 3, tutti i cittadini sono uguali (pensate, io e anche il presidente del Consiglio) davanti alla legge; il giudice che deve essere terzo e non deve subire pressioni da nessuno.
L'obbligatorietà dell'azione penale, che impone di indagare su tutti i reati e non magari come si vorrebbe, di chiudere gli occhi su quelli dei potenti. Niente favoritismi e niente persecuzioni.

Il ruolo della Polizia Giudiziaria, di cui i magistrati dispongono direttamente per ricevere notifiche di reati, per compiere le indagini (art. 58 e 59 del c.p.p).
Nel corso dei suoi viaggi all'estero, l'autore ha potuto confrontarsi con i suoi colleghi stranieri: tutti invidiosi delle tutele che la nostra Costituzione consente al potere giudiziario. Da noi i giudici non sono di nomina politica, non sono soggetti (almeno in teoria, ma i fatti recenti hanno smentito anche questo) agli strali del ministro, del politico di turno, che non gradisce certe “intromissioni giudiziarie” nei suoi affair poco puliti. Ecco, nonostante le minori tutele, all'estero le cose nella giustizia sembrano funzionare meglio. Ci sono gli scandali, certo, ma non si insabbia nulla.
Come mai in Italia i tempi del processo sono lunghi, a rischio prescrizione, pieni di intoppi che fanno slittare le udienze?

C'entra qualcosa il fatto che in Italia abbiamo leggi ad personam, che i giudici quando sono perennemente sottoposti a delegittimazione da parte dei politici (parte in causa spesso del loro lavoro), dell'informazione in un quadro di perenne e continua mistificazione e disinformazione?
C'entra qualcosa il fatto che in Italia stiamo assistendo alla perdita di valore delle sentenze emesse, contro cui spesso si grida al complotto, al fatto che sono sbagliate, che c'è una congiura. Ecco, se questo è il contesto, diventa facile capire come sia possibile che uno dei pilastri cui si appoggia la nostra democrazia (vi ricordate, il gioco dei pesi e dei contrappesi che si devono bilanciare) si sfaldi.
In Italia sembra di tornare ai tempi del re e dell'imperatore, che non può essere sottoposto al giudizio di nessuno.

Nella seconda e terza parte, “Riforme impossibili” e “Riforme possibili” spiega come potrebbe funzionare meglio la macchina della giustizia italiana, illustrando alcune delle possibili “vere” riforme del processo penale.
Quelle chiamate impossibili, sono relative alle parti del processo che al “potente” italiano non piacciono proprio per niente.
Il ruolo delle testimonianze, che devono essere ripetute in dibattimento; eliminare i troppo gradi di giudizio del codice di procedura (indagini preliminari, udienza preliminare, dibattimento, Appello e Cassazione).
Accorpare in un unico processo i tre riti (che devono essere svolti da altrettanti giudici) di patteggiamento, rito abbreviato e dibattimento. Insomma tornare indietro alla riforma del “Giusto processo” (prima si facevano solo processi ingiusti?).


Poi ci sono le riforme possibili (ma che lo stesso non si fanno) cui nessuno pensa o che magari proprio perchè ci si pena, non si fanno. Perchè renderebbe più veloce e funzionale il lavoro della magistratura, come l'uso dell'informatica per impostare l'agenda dei Pubblici Ministeri alle udienze.
Ridurre il numero dei tribunali (meno sprechi, meno costi ecc..).
Depenalizzare i reati per cui l'azione penale si rivela insufficiente: dalle multe per guida in stato di ebbrezza, ai mancati pagamenti dell'Inps. Non sarebbe più semplice procedere per via amministrativa?
Le notifiche dei reati fatte via emai, anziché per posta, al difensore dell'imputato.

Finiamo il libro con le riforme che purtroppo, sono state fatte in materia di giustizia o che sono in discussione. Riforme che ci riguardano da vicino, perchè, come spiega sempre Tinti, tendono a spuntare le armi del magistrato. E una magistratura che non può operare libera da vincoli e pressioni è un pericolo soprattutto per noi. Noi che non godiamo dell'immunità parlamentare, che non abbiamo parenti, amici, in politica. Nei poteri forti, nelle lobby e nelle corporazioni.

Chiariamo una cosa: o siamo nel paese dei perseguitati, oppure la verità è un'altra. Che siamo il paese dove governa il principe, inteso come il principe raccontato dal libro di Scarpinato e Lodato. Il principe che non ama essere messo a nudo dalle indagini e dalle intercettazioni.

Principe inteso metaforicamente come insieme dei dirigenti di Asl, di assessori regionali e comunali, di onorevoli, senatori, ministri eccetera che una volta pescati con le mani in pasta strillano alla persecuzione. Attaccano coloro i quali, a termini di legge, indagano sui loro malaffari, destituendoli, minandone la credibilità e l'autorevolezza.
L’offensiva dell’inverno 2008-2009, la chiama l'autore. Una serie di riforme e controriforme che tende a far diventare il Pubblico Ministero come un superpoliziotto, un avvocato dell'accusa che ha l'interesse a far vincere la sua causa e non a far emergere la verità. Un avvocato dell'accusa sotto gli ordini del Parlamento che, in questo tempi, significa, sotto gli ordini del Governo.

L’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale (articolo 112 della Costituzione).
L’ossessione della «separazione delle carriere».
Un’altra separazione decisiva: Polizia Giudiziaria e PM (abrogazione degli articoli 58 e 59): il PM non può «cercare» la notizia di reato.
La responsabilità civile dei magistrati: chi si azzarderà a emettere sentenze di carcerazione? Vincerà il più forte e il più potente.
Le intercettazioni telefoniche e la libertà di stampa.
Il pericolo delle intercettazioni della Polizia e dei Servizi Segreti.
La riforma del CSM: come funziona (male) adesso con le correnti.
Infine la storia di De Magistris, Salerno e Catanzaro. Colpirne uno per educarli tutti.

Quali gli effetti di queste proposte?
Far diventare il processo una partita di calcio dove “vinca il migliore” e non dove deve emergere la verità processuale.
Siamo sicuri che sia questo il futuro giudiziario che vogliono gli italiani?

Il finale del libro è molto amaro: che accadrà domani, se questo è quello che succede e che vediamo oggi? Anche Tinti ammette di esser riuscito a far poco per migliorare la situazione:
"Dal punto di vista concreto hanno vinto loro. È illusorio sperare che una classe politica in gran parte fondata sul malaffare ponga mano a una riforma concreta. A loro interessa solo quello che porta acqua al mulino dell'impunità. Ma sono anche ottimista. Perché c'è sempre più gente che comincia a spiegare all'esterno: 'Guardate che vi stanno mentendo'. E c'è sempre più gente che sta rendendosi conto...".

Certo, un giorno ci siamo svegliati e il muro di Berlino, testimonianza di una dittatura, di un mondo diviso, senza una vera democrazia, quel simbolo è caduto e la gente ballava sopra le sue macerie.
Ecco, si chiede l'ex magistrato, siamo riusciti a far cadere il muro, perchè allora non sperare che qualcuno riesca a ristrutturare questa signora con la bilancia che pende e la spada spuntata in mano?

Pretesti di lettura.
Il CSM sul DDL intercettazioni.

Il blog di Bruno Tinti e il post dedicato al libro sul blog dell'editore Chiarelettere.
L'intervista dell'autore a L'Espresso.
Il link per ordinare il libro su internetbookshop.
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