15 gennaio 2009

Per chi suona la banana di Marco Travaglio


Una raccolta degli articoli di Travaglio usciti sull'Unità, nelle rubriche “Uliwood party” e “Ora d'aria”. Da marzo 2007 a settembre 2008, ossia da quando governava Prodi con l'ombra del cavaliere sulle spalle (sempre pronto ad attaccare, calunniare, mettere sotto pressione, persino tentare di comprarne i pezzi) fino al nuovo governo Berlusconi 4, con l'opposizione “ombra” del centrosinistra (che ancora deve decidere se aprirsi al dialogo o fare vera opposizione).

Il viaggio ripercorre più di un anno di cronaca politica e giudiziaria italiana: dalle intercettazioni dei furbetti del quartierino; alla vicenda Previti (che rimase per 14 mesi alla Camera nonostante la condanna); agli attacchi ai magistrati che indagavano sui potenti e politici come Luigi De Magistris in Calabria e Clementina Forleo a Milano. All'eterna legge sul conflitto di interessi, mai portata a compimento dall'Unione, che quando la tirò fuori finì sotto alla camera sul tema del rifinanziamento alle missioni.

A leggere le cronache del 2007 emerge un quadro di scontri, sia all'interno dell'allora maggioranza (flebile) con Dini, Mastella (ma dove lo trovava il centrodestra un ministro per la giustizia così?) da una parte e la sinistra cosiddetta radicale dall'altra, che dall'esterno. Da Confindustria, dai sindacati, dal Vaticano (il family day contro i Dico con le piazze piene di divorziati), dall'allora opposizione.

Scontri che hanno permesso al programma dell'Unione di non andare in porto (e alle leggi vergogna di rimanere dove sono) da una parte e al centrodestra, e a Berlusconi in particolare, di riorganizzarsi per il suo rientro.
Chi lo immaginava che, a fine 2007, dopo esser stato scaricato da Fini (che parlava di ectoplasma) e Casini, sarebbe poi riapparso pochi mesi dopo come il conte di Montecristo a riconquistare Palazzo Chigi con le nuove elezioni, senza fare prigionieri?

Ecco, anche questo lo scopre seguendo le cronache di quei mesi convulsi, raccontati con l'ironia pungente, lucida e feroce di Travaglio. La nascita del Partito Democratico, l'investitura di Veltroni, la scelta di andar da soli alle elezioni, la malsana scelta di aprire un dialogo con Berlusconi e non con gli esulti Fini e Casini.

Certo, poi ci sono state le indagini sui Mastella: Clemente dentro Why not (poi la sua posizione è stata archiviata), il primo ministro che ha fatto trasferire il pm che indagava su lui. E la moglie, indagata a Napoli. Anche qui, come in tutti gli scandali che riguardano i potenti, il colpevole è colui che scopre il reato (la corruzione, l'abuso l'ufficio, la concussione..), che magari lo racconta sui giornali, non chi lo commette. L'applauso bipartisan a Mastella alla camera ne è la prova.

Nel 2007 Beppe Grillo col V-Day cercava di dare una svolta alla politica: la Casta come veniva chiamata dal libro di Stella e Rizzo. Per 2 secondi è finito perfino sui TG nazionali Rai. Che poi, dopo averlo condannato come terrorista, populista, portatore dell'antipolitica, hanno continuato a far da portavoce a politico di turno.

C'è tutta una serie di articoli dedicati alle intercettazioni: quasi una parolaccia per alcuni, in realtà sono stati la cartina al tornasole della salute della nostra classe politica. Parliamo dei casi Unipol, delle intercettazioni Saccà-Berlusconi (compravendita senatori), del caso Raiset (l'informazione concordata per non disturbare il governo di centrodestra).
C'è chi si ferma a guardare il dito (ossia come sono finite sui giornali) che non la luna (il reato che emerge dalle stesse): buona parte del giornalismo dei terzisti (le firme del Corriere Panebianco, Ostellino), di alcuni politici di sinistra almeno sulla carta (Macaluso, Polito) e ovviamente i politici direttamente interessati.
Le intercettazioni mettono il re nudo davanti alla platea dei suoi elettori: e questo è ovviamente inconcepibile.
Il re, e il potere che esso rappresenta, va difeso.
Questo spiega la forza delle polemiche nate dai suoi scritti, nei confronti dei suoi colleghi, meno inclini a denunciare, a rimanere con la schiena dritta. Come il giornalista con le meches e quello che starebbe bene in un circo, tra la donna barbuta e l'uomo cannone.

Poi la parte dedicata alla fine del governo Prodi: la nascita del PD; l'inchiesta sulla signora Lonardo in Mastella; l'inchiesta di Napoli, la campagna elettorale fatta basata sulla paura, sulla minaccia degli immigrati, sulla tolleranza zero.
Il ritorno in pompa magna del Caimano e il resto che è cronaca dei mesi passati: il vero volto della sicurezza del PDL, ossia quella dei premier. Le prime settimane di governo sono state impegnate contro i processi Mills (corruzione) e diritti Mediaset (falso in bilancio): blocca processi, blocco alle intercettazioni (sia per il suo utilizzo sia la loro pubblicazione), salva Rete 4 (inserita nel pacchetto sicurezza). Col solito sistema del ricatto e dell'accettazione del “male minore” si è accettato il lodo per le 4 alte cariche dello stato, il lodo Alfano. La spazzatura tolta dalle strade di Napoli e soprattutto dai televisori.

Tutto quanto è stato raccontato dal libro “Il bavaglio” di cui Marco è stato uno degli autori: al cittadin non far sapere ….

Si può essere d'accordo o meno con le idee dell'autore; così come si può non accettare la sua linea inflessibile contro i condannati, gli indagati, i prescritti e contenti.

Ma una cosa va detta: i libri come questo sono una sorta di nodo al fazzoletto per ricordare, una memoria scritta su quanto succede o è successo, nemmeno troppi mesi fa. Le promesse mai mantenute sulla sicurezza nelle città; sulle tasse (mai abbassate); sul rilancio dell'economia.
Questo è il nostro paese, il paese governato a colpi di spot, di lanci pubblicitari, della ricerca del consenso piuttosto che delle soluzioni (a lungo termine) dei problemi. Il paese dove suona la banana (o il cetriolo), ma non per tutti.

Il libro sul blog Voglioscendere.
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