10 gennaio 2009

I processi di cui non si deve parlare

Strano scoprire che, nell'epoca dei processi mediatici il cui dibattimento avviene più in televisione che nei tribunali (Cogne, Garlasco, Erba), esistano invece dei processi di cui se ne parla pochissimo, anzi proprio per nulla.
Parlo di Calciopoli, le cui intercettazioni hanno riempito un'estate. I tifosi volevano sapere cosa succedeva nel calcio: partite combinate, arbitri e guardialinee in contatto con i padreterni del calcio …
Il processo alla Gea (Moggi jr e senior) si è concluso pochi giorni fa: ne dava la notizia perfino il TG1 di venerdì sera e la cosa mi è sembrata strana.
E in effetti, la notizia era data non per parlare delle vittime (i calciatori usati come merce di scambio), ma per permettere al condannato Moggi di ribattere telefonicamente, secondo uno stile tipicamente italiano (inaugurato dal latitante, pardon esule, Bettino Craxi).
Quando ti accusano, minacciare, riaccusare, spargere veleno: al telefono, lucianone parlava del così fan tutti, anche l'Inter, che oggi gode dell'effetto sudditanza (ai danni della Roma cui spetterebbe il passato scudetto) che in passato spettava alla Juve.
Parlava di dossier cui sarebbe in possesso e altre intercettazioni (per cui tira in ballo Tavaroli) che tirerà fuori al momento opportuno.

L'altro processo di cui non si può parlare è quello sul rapporto mafia e politica: il processo contro l'ex capo del Ros e poi del Sisde, Mario Mori. Il processo si tiene a Palermo dove il generale è accusato di aver favorito la fuga di Provenzano, quando dopo le rivelazioni del pentito Luigi Ilardo, stava per essere catturato dal colonnello Michele Riccio a Mezzojuso, vicino Palermo.
“Tutte le anomalie di cui sono stato testimone mi hanno fatto capire che Provenzano non volevano catturarlo prtchè aveva un compito più preciso”.
Quale compito? Forse riguarda i rapporti tra stato e mafia, che dopo la stagione delle bombe, andavano ricuciti secondo la pax mafiosa auspicata da Provenzano (come ha già scritto Lirio Abbate ne I complici)?
Riguarda anche i rapporti tra mafia e alcuni politici, come Marcello Dell'Utri, cui Ilardo stesso parlò all'inizio della sua collaborazione nel 1994.
Confidenze cui l'allora colonnello Mori chiese a Riccio di mettere da parte, accantonare.
Il colonnello Riccio testimoniò anche al processo Dell'Utri, l'avvocato Taormina “mi chiese di affermare che Ilardo non aveva mai fatto il nome di Dell'Utri come persona vicina alla mafia”.
Già nel 1996, lo rivela sempre Ilardo, “tutti gli appartenenti alle varie organizzazioni mafiose nel territorio avrebbero dovuto votare Forza Italia”.
Di tutto questa ne parla Nicola Biondo, su l'Unità, ma anche Travaglio in un alcuni suoi vecchi articoli.

Ecco perchè di questo processo non si deve sapere nulla: c'è in gioco la politica, questa politica, e cosa nostra.
Ecco perchè si deve parlare di riforma della giustizia, che va fatta anche in fretta. Con la condivisione delle forze politiche di opposizione, col dialogo, ma anche non.

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