24 giugno 2008

Crimini italiani, a cura di Giancarlo De Cataldo

Le prime impressioni di lettura, in base ai primi racconti e leggendo l'introduzione, le avevo messe qui.
Ora che l'ho finito posso raccontarvi meglio: 11 racconti per 11 scittori che usano la tecnica narrativa del giallo per raccontare il paese in cui vivono.

Ciascuno col suo stile: chi con l'ironia, come Dazieri e Macchiavelli.
Sandrone Dazieri ("Sesso sui sassi") che spiega come sia facile mettere in piedi un'impresa del porno, con video amatoriali e attori porno della domenica. Più porno per tutti!

Loriano Macchiavelli ("Il confine del crimine") spiega come a volte sia sottile la linea di confine tra giustizia di stato e criminalità. Specie quando ci sono di mezzo presunti terroristi.

Altri usando il meccanismo del racconto all'indietro nel tempo come Wu Ming ("Momodou"), che racconta come è morto veramente l'immigrato Momodou, il solito trafiletto in cronaca .

De Cataldo ("Neve sporca") mostra come sia semplice entrare nel mercato dello spaccio della coca. L'unico che sia stato veramemte liberalizzato e accessibile a chiunque voglia fare il grande salto. Un salto da cui però, è difficile tornare indietro.

Massimo Carlotto ("Little Dream") usa il suo stile dove la violenza e la ferocia dei cattivi fanno da sfondo alla storia, spiegando come sia difficile toccare i "poteri forti" in Italia, spesso più pericolosi della criminalità.

Il magistrato scrittore Gianrico Carofiglio ("La doppia vita di Natalia Blum") parla della paranoia del crimine da parte del suo protagonista, che viene visto anche laddove non c'è.

Giorgio Faletti ("Per conto terzi") racconta, facendo uso nel suo racconto del meccanismo del flash back, di come la vendetta diventi spesso, l'unico strumento per avere giustizia.

Gianpaolo Simi ("Luce del Nord") parla di diamanti insanguinati e poliziotti sporchi.

Marcello Fois ("Dove?") ambienta il racconto in posto dove non succede niente, perchè non si vuole vedere niente.

Carlo Lucarelli, in "Niente di personale", mette a confronto un onesto assassino su commissione, con un disonensto funzionario dello stato. Chi è peggio?

Infine, il racconto che più mi è piaciuto, "Non è vero" di Diego Da Silva.
Dove finisce il giuramento di Ippocrate e dove iniziano i valori etici del medico. Il confronto serrato tra una dottoressa e un criminale:
- Crede di essere così diversa da me dottoressa?
- Completamente.
- Si sbaglia. Facciamo la stessa cosa, io e lei. Siamo pagati per lavarci le mani delle miserie dei nostri clienti. Non siamo chiamati ad esprimere giudizi sul loro passato, nè sul loro presente. nè sulle loro azioni, nè sulle loro scelte. non ci viene chiesto di occuparci di loro, ma del problema che hanno.
- Lei è molto abile nel giustificarsi moralmente, avvocato, ma sa cosa la rovina? Che è evidente che non crede a quello che dice.- Non conta che io creda a quello che dico. Conta che quello che dico non faccia una grinza.
- E' agghiacciante il suo modo di ragionare.

- Il suo, invece, è semplicemente ipocrita.

Tutti i racconti sono all'altezza del compito: alcuni addirittura avrebbero meritato uno sviluppo più esteso in un libro a sè.
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La scheda sul sito della Einaudi.
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