27 maggio 2008

Don Zeno il sovversivo di Dio

Va in onda stasera su Rai 1, (stranamente di martedì, vista la programmazione di altre fiction) la fiction su Don Zeno Saltini: Don Zeno l'uomo di Nomadelfia.

La fiction racconta la storia di questo prete che, in Romagna, dopo la seconda guerra mondiale, si occupò dei bambini senza famiglia, orfani o abbandonati.
Bambini che avevano visto la violenza o, peggio, l'avevano subita: don Zeno (interpretato da Giulio Scarpati) li riunì in una comunità religiosa, Nomadelfia, che subì le pressioni dei latifondisti, dei partiti, ma anche dei vertici del Vaticano, che ancora non era pronto al concetto di comunità di persone (un concetto che riportava troppo al comunismo, contri cui Pio XII si batteva).

Da
wikipedia:
... il 5 febbraio 1952 il
Sant'Uffizio ordinò a don Zeno di lasciare Nomadelfia e di mettersi a disposizione del suo vescovo. I nomadelfi si rifugiarono a Grosseto, dove avevano ricevuto in dono una tenuta agricola: nel 1953 il sacerdote, ottenuta da Pio XII la dimissione pro gratia dallo stato clericale, li raggiunse.

Qui la travagliata storia della comunità di Nomadelfia:
Il ministro degli Interni
Mario Scelba sollecita a Nomadelfia una relazione economica-amministrativa. Da questo punto di vista, infatti, la comunità viaggia in acque poco tranquille anche se afferma di avere un patrimonio immobiliare di 613 milioni a fronte di passività per 370 milioni. Don Zeno chiede sovvenzioni, lanciando una campagna per raccogliere addirittura un miliardo. Tra i suoi sostenitori è la contessa Giovanna Albertoni Pirelli, che gli dona una enorme estensione di terreno presso Grosseto.
Per sventare i pericoli incombenti, Nomadelfia si trasforma; diventa città di Nomadelfia. I suoi membri rinunciano al nome di piccoli apostoli, dichiarano di non considerarsi comunità a carattere religioso e si costituiscono in libera associazione civile, pensando in tal modo di evitare interventi sia dello stato che della Chiesa.
Si diffondono malignità sulla moralità delle famiglie di Nomadelfia, il che suscita la diffidente reazione di molti cattolici. Le accuse successive spaziano dall'
apologia del comunismo all'eresia. Don Zeno è stato partigiano e soprannominato il prete rosso; ha gridato sulle piazze che i ricchi devono dare ai poveri e che se i ricchi non danno, i poveri devono prendere. In più, don Zeno non smette di parlare né di scrivere, aggravando la sua posizione con le sue affermazioni e le sue tesi sulla famiglia.
Il
5 febbraio 1952 don Zeno riceve dal Sant'Uffizio una Intimatio con la quale gli si ordina di ritirarsi da Nomadelfia e di mettersi a disposizione della sua diocesi o di altra che egli preferisca.
Il decreto che decapita Nomadelfia è firmato dal cardinale
Giuseppe Pizzardo, ma più di un motivo lascia ritenere che l'allontanamento drastico del fondatore e leader di Nomadelfia sia dovuto a ragioni politiche, vista l'aperta ostilità dei partiti, in particolare della Democrazia Cristiana.
Don Zeno obbedisce, sebbene a malincuore.

Nel giugno del
1952 la comunità viene sciolta, i beni vengono ceduti alla commissione prefettizia di liquidazione coatta, le famiglie si disperdono, pochi rimangono, la maggior parte dei bimbi viene ricoverata in brefotrofi.
Nel novembre del 1952 don Zeno è processato per una denuncia dei creditori, ma viene assolto.
[1] Si chiude in questo modo l'esperienza di Fossoli.
Per aiutare i propri figli dispersi don Zeno chiede quindi a
Pio XII di essere ridotto allo stato laicale. Il papa nel 1953 glielo concede, dicendogli che una volta sistemato il problema avrebbe potuto richiedere il ritorno al sacerdozio.
L'esperienza di Nomadelfia riparte quindi nel grossetano, dove dopo dieci anni di durissimo lavoro i Nomadelfi trasformano una zona arida e pietrosa in una piccola tendopoli. Tende che in seguito saranno sostituite da prefabbricati.
Nel
1962 papa Giovanni XXIII eleva Nomadelfia parrocchia nominando don Zeno come parroco, il quale celebra quindi la sua "seconda prima messa".

Qui il sito di Nomadelfia.
Don Zeno, il sovversivo di Dio, Il Fiorino, Modena (2003).

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