17 marzo 2008

La marcia dei centomila contro la mafia

Dal discorso di Nichi Vendola a Bari.
«Non vi parlo come Nichi, che vi ha conosciuto da tanti anni, ma vi parlo a norme delle istituzioni e vi chiedo scusa».
E' la prima frase che il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha rivolto ai familiari delle vittime di mafia seduti nelle prime file sotto il palco di piazza della Libertà.

«Dobbiamo chiedervi perdono - ha detto con la voce rotta dall'emozione e le lacrime agli occhi mentre la gente lo applaudiva - per lo spettacolo indegno di complicità e protezioni, vi voglio chiedere scusa a nome di coloro che per una manciata di voti hanno costruito una rete di connivenze, scusa per coloro che dopo una condanna hanno festeggiato con i cannoli»

'Vi chiedo scusa anche per chi ha festeggiato con i cannoli una condanna, e per quelli che vi hanno appuntato sul petto una medaglia al valore, dimenticandosi di voi immediatamente dopo. Ai nostri morti di mafia invece dobbiamo la nostra dignita'. Chiedo scusa a loro e grazie a voi tutti per questa manifestazione'''

Si sono ritrovati quasi in centomila a Bari, attorno alla persona di don Luigi Ciotti, per la giornata della memoria di “Libera”.

A urlare contro le mafie, contro le istituzioni che, anche in queste elezioni si sono dimenticate e della lotta alla criminalità e delle vittime.
Se in questi giorni i giornali sono stati impegnati a commentare la notizia, grave, della candidatura di un fascista come Ciarrapico; della battura stupida contro una precaria (una scenetta tutta preparata perchè Perla Pavoncello era candidata in An); una notizia non è stata sufficientemente evidenziata.
Al processo contro il clan dei Casalesi, a Napoli, un avvocato dei camorristi ha letto una sorta do comunicato pieno di minacce contro Roberto Saviano, al giudice Cantone e la giornalista Capacchione.
C'è un brutto silenzio sulle mafie e sulla criminalità organizzata: silenziata dalle elezioni (che avrebbero dovuto portare a liste pulite), dall'emergenza rifiuti, dai reality show attorno al processo di Olindo e Rosa, dalla finta battaglia contro l'aborto di Ferrara.

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