09 marzo 2008

La lezione sulle Regole di Gherardo Colombo

A Che tempo che fa, Gherardo Colombo ha presentato il suo libro “Sulle regole” edito da Feltrinelli.
L'intervista è stata un'occasione per discutere di legalità, giustizia e democrazia, temi disgiunti ma legati.
Perchè legalità non significa giustizia: 200 anni fa gli schiavi che scappavano dalle piantagioni venivano riacciuffati dai carabinieri e bastonati. Quella era la legge.
Oggi, tra i valori della nostra democrazia figura l'uguaglianza dei cittadini: quello che era reato non lo è più, anzi diventa reato ridurre una persona in schiavitù.
La giustizia è misurata in base ai valori che una società si vuole dare: uguaglianza, rispetto delle persone, delle regole. Sono i valori che danno la direzione in cui si vuole andare, come società e come leggi, su di cui questa si appoggia.
Ma ad obbedire alle leggi si è solo legalitari il che non sempre vuol dire fare la cosa giusta, vedi esempio degli schiavi di prima.

Come la legge che accetta la tortura, la violenza sul reo, non può essere accettata, perchè affossa il valore della persona. Spiegava l'ex magistrato come, se fosse stata introdotta la pena di morte in Italia negli anni in cui era giudice, sarebbe stato costretto a dimettersi.

Nel libro si parla di società orizzontale e verticale:
quella verticale, piramidale è dove una persona non ha stessi diritti delle altre. Può essere ridotta in schiavitù.
In quella orizzontale, ogni persona ha un valore. Ciascuno è destinatario di uguali valori e diritti.

La pena di morte, la guerra, la tortura discendono in qualche modo da una visione verticale della società.
La legalità (il rispetto cieco delle leggi) non è di per se un valore: vuol dire solo osservare le leggi. Diventa valore a seconda di quello delle leggi che si osservano: la società nazista dove ebrei, zingari, omosessuali, avversari politici potevano essere deportati e uccisi è un esempio di società legalitaria ma ingiusta.
Ingiusta in base ai valori di rispetto degli uomini e uguaglianza.

Oggi viviamo in una società che si poggia su delle regole scritte e altre non scritte (si parla la stessa lingua, adottiamo lo stesso fuso orario..): poi ci sono delle leggi nascoste applicate solo a parte della società.
Che violano uno degli articolo della costituzione, dove si parla di uguaglianza.

Lo strapotere della magistratura.
La magistratura, come l'informazione, i medici, sono un ordine delicato della nostra società. Oggi le professioni tendono a diventare corporazioni e ad auto difendersi.
Se manca la responsabilità deontologica, si arriva ad un esercizio di abuso di potere.

Se non fosse garantita l'indipendenza della magistratura, se tutti i magistrati non fossero convinti di questo, farebbero gli interessi di una parte, violando il principio di uguaglianza dei cittadini.
Ma non tutti i magistrati sono uguali: come preparazione, come quantità di lavoro svolto, come deontologia professionale.
Compito loro è l'organizzazione degli uffici: dove una cattiva organizzazione, associata ad un codice penale da rivedere, causa i lunghi tempi della giustizia.

La definizione di Tangentopoli: “Il sistema della corruzione che si è sostituito ala sistema delle regole”.
Oggi, in base alle statistiche di Trasparency International abbiamo un indice di criminalità e corruzione elevato, rispetto agli altri paesi dell'Unione Europea.
Perchè in questi anni non sono state fatte leggi per scoraggiare la corruzione o per renderne più facile scoprirla.
Oggi le tangenti non fanno più notizia.

Come mai alcuni avvisi di garanzia arrivano prima ai giornali? Ci sono avvisi (e atti) che possono essere resi pubblici e altri no.
Quando la notizia, che doveva essere coperta, esce sui giornali, può essere colpa del magistrato, del segretario, del cancelliere, della polizia giudiziaria, degli avvocati. È interesse soprattutto dei magistrati scoprire la fonte.
E non lasciare, aggiungo io, che rimanga la sensazione inesatta che sia sempre colpa dei pm.

Le intercettazioni? Sono uno strumento da usare con cautela.
La regola delle regole? Il rispetto della persona umana.

Technorati: Gherardo Colombo

5 commenti:

Anonimo ha detto...

La riflessione del Sig. Gherardo Colombo , merita senz'altro una riflessione che porterebbe forse e auspicabilmente ad una società dove TUTTI i cittadini del mondo si riconoscerebbero come tali.
Viceversa il risultato è sotto gli occhi di tutti e si commenta da sè.

Anonimo ha detto...

Un bel libro... solo che mi chedo perchè farlo leggere a dei ragazzi di 14 anni che non ci capiscono proprio nulla??? E domani ho la verifica ^^

Anonimo ha detto...

Riflessioni su "le regole"
Oggi sono entrata nella 5a classe: deserta! mancavano gli alunni, mancava il registro di classe!Mi è stato detto, in corridoio, che gli alunni erano fuori sede per assistere alla conferenza di G. Colombo sul suo libro. Peccato che nessuno ne era al corrente....
Oggi, in sala docenti, è apparso nel registro delle presenze un foglio datato 14 febbraio in cui si comunicava l'affissione all'albo d'istituto delle graduatorie dei docenti esperti per i PON:per eventuali ricorsi, 5 giorni di tempo a decorrere dalla data di pubblicazione. Peccato che i cinque giorni scadano oggi e che dell'affissione all'albo nemmeno l'ombra...
Oggi, alle ore 18,30, nell'aula consiliare del mio comune G.Colombo presenterà il suo libro "Sulle regole": ci saranno "tutti gli uomini e tutte le donne del presidente" a far bella mostra per le foto ricordo e per il servizio video da sbattere sui quotidiani e nei tg delle tv locali. Peccato che domani gli stessi useranno la carta delle regole come "papier cul"

alduccio ha detto...

Le regole le devono sempre rispettare gli altri ...

Anonimo ha detto...

Si legge nel post:“...come, se fosse stata introdotta la pena di morte in Italia
negli anni in cui era giudice, sarebbe stato costretto a dimettersi.”
Mi chiedo se tale affermazione non sia un puro esercizio demagogico.

Per sgomberare il campo da eventuali malintesi sulle mie riflessioni
dico subito che sono assolutamente contrario alla pena di morte
a torture ed altre pratiche barbariche.
Mi chiedo: si può in linea di principio essere contro la pena di morte
e poi privare un uomo della sua libertà per tutta la vita
ingabbiandolo in carceri che, vista la condizione in cui versano quelle italiane,
sono esse stesse delle infallibili macchine da tortura?

Quando la teoria diventa esercizio di pensiero fine a se stesso
bisognerebbe metterla da parte
e spostare la discussione più sul piano pratico.
E’ facile obiettare quando
ci si chiama Gherardo Colombo
si percepisce un retribuzione sicuramente di tutto rispetto
e fortunatamente si è avuta un’alta scolarizzazione.
Più difficile è farlo per un anonimo operaio
che all’età di quattordici anni è stato costretto a lasciare la scuola
nella migliore delle ipotesi perchè nessuno gli ha fatto capire l’importanza dello studio.
Con una piccola raccomandazione
- sicuramente meno forte di quella
che nella maggior parte dei casi ci vuole
per entrare in posti da “retribuzione di tutto rispetto”
(non intendo per forza la magistratura) -
è riuscito ad entrare in fabbrica.
Una fabbrica di pneumatici
che immette CO2 nell’atmosfera
che è responsabile di milioni di casi di tumore l’anno in tutto il mondo
e che portano alla morte di migliaia di persone.
Non è anche questa una lenta subdola condanna a morte?
Quel operaio
con 1500 euro al mese
nel contesto di una spaventosa crisi occupazionale
dovrebbe obiettare e lasciare il posto di lavoro?
E poi spiegare a moglie e figli
che lui condannava a morte ogni anno migliaia di persone.

L’ideologia sociale è il vertice di una piramide
la cui base è costituita dalla società stessa.
Certo dobbiamo costruire piramidi sempre più alte
mai prescindendo dal fatto che l’ideologia in quanto vertice
resta legata alla piramide
e la piramide va costruita dalle fondamenta.
Le regole dovrebbero scaturire
dalla realtà sociale di un determinato periodo storico,
come in antichità hanno fatto i romani,
il diritto va adattato alla società,
aspirando a forme sempre più alte,
e non adattato agli ideali
che come abbiamo visto più volte
(nazismo, comunismo sovietico, fanatismo religioso)
hanno solo portato a disastri e catastrofi.

Quando l’ex-giudice Colombo obietta in modo teorico
dovrebbe porsi in maniera più profonda davanti ai problemi
e non sventolare ideali che oggigiorno sanno di populismo.

Per dimostrare, almeno negli intenti, la mia profondità
nell’affrontare i problemi
non boicotterò il libro
e comprerò la prima edizione economica in commercio
che speriamo non tardi ad uscire.

Tony Beny