18 ottobre 2007

Voi non sapete di Andrea Camilleri

« Ti prego di essere sempre calmo e retto, corretto e coerente, sappia approfittare l'esperienza delle esperienze sofferte, non screditare tutto quello che ti dicono, cerca sempre la verità prima di parlare, e ricordati che non basta mai avere una prova per affrontare un ragionamento. Per essere certo in un ragionamento occorrono tre prove, e correttezza e coerenza. Vi benedica il Signore e vi protegga » (Da un pizzino di Bernardo Provenzano a Luigi Ilardo[1].
Citato anche da Giancarlo De Cataldo in Romanzo Criminale).

Solo un siciliano doc come Andrea Camilleri, da sempre attento conoscitore del linguaggio della sua terra, fatto più di silenzi e sguardi che non di parole, poteva affrontare l'impresa di raccontare per noi "continentali" i pizzini di Bernardo Provenzano. Binnu 'u trattori.Una specie di vocabolario: dalla A di Affari, Ammazzare e Amore; alla L di Latitanza, da Corleonesità a Pizzino, da Famiglia fino alla V di Visione e "Voi non sapete".
Che è la frase con cui zi Binnu si rivolse, da capomafia nient'altro che sottomesso, agli agenti del vicequestore Cortese che lo stavano arrestando.
"Voi non sapete cosa state facendo": forse nemmeno Saddam avrebbe usato quel tono arrogante, quasi di disprezzo. Che mal si addice all'immagine che poi la televesione ha voluto trasmetterci, quella del vecchietto che campava mangiando ricotta e cicoria (per i suoi problemi alla prostata).
Considerando le continue citazioni della bibbia presenti nei suoi pizzinni, viene in mente un latra frase del Vangelo: "padre, perdona loro perchè non sanno quello che fanno".

Nei pizzinni c'è una parola, percò, che non compare mai: la parola mafia. Strano, no?


Quando parliamo di Provenzano parliamo di una persona sfuggente ("Il fantasma di Corleone" si intitola non a caso un documentario sulla sua latitanza durata 43 anni), di cui non si apeva se era ancora vivo o morto.
Fino all'arresto alla Montagna dei cavalli.

Parliamo del luogotenente di Luciano Liggio, braccio destro di Riina fino all'arresto nel 15 gennaio 1993, in seguito divenuto capo di Cosa Nostra dopo l'interregno con Bagarella.Parliamo di una persona con alle spalle quaranta omicidi in quanto killer di Cosa Nostra.
Oltre a quelle cui non partecipò direttamente ma sa lui emanate in quanto esponente della cupola mafiosa.

Camilleri spiega la presenza di messaggi religiosi; spiega i riferimenti a Dio, ai santi, alla giustizia (quella di Dio non quella dello stato); il ruolo dei preti nella mafia. I preti "intelligenti", quelli che considerano un mafioso come una sorta di garante della pace e della tranquillità sul territorio. Non come un banale assassino.Come spiegare altrimenti tutti i parrini al servizio dei boss?
Quella dei siciliani, spiega il maestro, non è religione, ma superstizione: coreografia, esteriorità, idolatria, superstizione, le componenti della religione di Provenzano fanno pensare a scongiuri, parole magiche, frasi scaramantiche più che a preghiere autentiche.

Ma gran parte del libro è dedicato al sistema dei pizzini per comunicare i suoi messaggi a capimafia, parenti e a quanti chiedevano a lui un consiglio ed un parere. Quei pizzini dove annotava meticolosamente tutta la contabilità della mafia: omicidi e ricatti, affari legati agli appalti dei lavori edili, alle forniture sanitarie degli ospedali, all’importazione e alla lavorazione della droga.
Un metodo antico ma efficace, al riparo da intercettazioni; dove la ragnatela di postini era così vasta e ramificata da rendere difficile la tracciabilità del messaggio per risalire al rifugio del boss.

Pizzinni scritti con tre diverse macchine da scrivere (nell'ultimo rifugio ne fu trovata solo una), per rendere più impersonale la comunicazione (quasi come se a parlare fosse un oracolo, un fantasma e non una persona anziana), più autorevole. Un messaggio, un consiglio (sull'affidabilità di un picciotto, su un appalto) che è meglio non contraddire.
Perchè sono stati scritti in quell'italiano sgrammaticato pieno di errori?
Esistono diverse ipotesi: servivano a dare l'idea di una persona ignorante analfabeta. Oppure a creare uno speciale codice col quale intendersi con i destinatari (una sorta di codice Provenzano).

I pizzini, dunque, come chiave per comprendere la mentalità e l'ideologia di Bernardo Provenzano e del nuovo corso della mafia, quella che ha scelto “strategia dell’immersione”: "allentare la tensione, entrare in una zona grigia nella quale si possa, più e meglio di prima, fare affari e ritessere l’intreccio della trama criminale. La nuova parola d’ordine era che tutto si dovesse svolgere in immersione, sott’acqua, perché quell’enorme sommergibile che è la mafia doveva da allora in avanti navigare a quota periscopio."

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2 commenti:

la giustiziera della notte ha detto...

Non sapevo che Camilleri avesse scritto questo libro.... grazie per la bella recensione!

alduccio ha detto...

Divertente, ma acuto.
Ciao