09 settembre 2007

Le ragioni del mio jihad - Omar Nasiri

Voglio ripartare le pagine finali del libro di Omar Nasiri, Infiltrato, dove spiega il perchè l'ha scitto:

C'è un altro motivo tuttavia, per cui racconto la mia storia adesso. Un motivo ancora più importante: dall'anno 2000, quando ho lasciato il mio lavoro di spia, il mondo è drammaticamente cambiato. E sono devastato da ciò che vedo.
Come chiunque altro, ho provato orrore per gli attentati dell'11 settembre. Ma non ero sorpreso. Ero stato in seno ad Al Qaeda per anni, e gli attentati mi parevano l'effetto inevitabile di tutte le forze che avevo visto svilupparsi nel corso degli anni 90. L'11 settembre non è stato niente più che uno spettacolare ampliamento della logica perversa che il GIA utilizzava per giustificare il massacro di tanti innocenti in tutta l'Algeria. Era la logica degli attentati di Parigi, la logica degli attentati alle ambasciate di Nairobi e Dar es Salaam. Più tardi sarebbe stata la logica degli attentati di Madrid e in seguito degli attentati di Londra. È la logica della catena di supporto: chiunque supporti il nemico è carne da macello. Non esistono più civili. Tutti sono in guerra.

Questa è la logica del jihad globale, e io la disprezzo. Ci sono soldati, e ci sono civili. Uccidere soldati è guerra; uccidere civili è omicidio. Non è soltanto la mia opinione. È un articolo della mia fede.
Voglio essere chiaro: io sono musulmano. E a tutt'oggi, per la mia fede andrei in guerra. Non sono più una spia, ma una parte di me resta un mujahid. Credo che gli Stati Uniti e tutti gli altri dovrebbero andarsene dalla nostra terra, e restarsene alla larga. Credo che dovrebbero smetterla di interferire nella politica delle nazioni musulmane. Credo che dovrebbero lasciarci in pace. E se non lo fanno dovrebbero essere uccisi, perchè è quello che accade agli eserciti invasori e agli occupanti.

Rimasi esterrefatto per come gli americani hanno reagito all'11 settembre. Quell'indignazione di un'ingenuità sconfinata: siamo stati attaccati in territorio americano! Tremila americani uccisi in territorio americano! Una tragedia, senza dubbio. E un crimine, ma che dire dei milioni di musulmani uccisi in territorio musulmano? In Medio Oriente, in Africa, in Bosnia, in Cecenia, in Afghanistan. Per loro il tempo si è forse fermato?

E, quindi, sì, credo che esistano battaglie che vale la pena combattere. Credo che esisteano territori per cui vale la pena morire. Ma credo anche nelle leggi. Forse più di ogni altra religione, l'Islam è regolato da leggi molto chiare su quando e come andare in guerra. Ho appreso che queste leggi ci rendono diversi e migliori degli americani e dei francesi e dei tedeschi e dei russi e degli inglesi e di chiunque altro. Loro uccidono comunque possano. Loro lanciano bombe nucleari sulle città e uccidono milioni di persone nelle camere a gas e distruggono intere popolazioni per rubare terre e ricchezze. Loro uccidono donne e bambini, per fare spallucce e definirle “danno collaterale”.
Queste cose sono vere. Fanno queste cose da secoli. Ma noi siamo musulmani, e il Corano ci dice di non farlo. Questo è il vero Islam, l'Islam che ho imparato nei campi .. almeno in teoria. Troppo spesso, quello che ho visto messo in pratica era qualcosa di alquanto diverso.
Ed ecco perchè ho raccontato questa storia. Non l'ho raccontata perchè voglio salvare l'occidente dai terroristi. Non è mai stato il mio scopo. Quello che desidero più di ogni altra cosa è salvare l'Islam da questi terrificanti eccessi e innovazioni.
Sin dall'inizio mi turbarono quegli Uzi. Il fatto che il mondo musulmano fosse caduto tanto in basso da esser costretti a combattere le nostre guerre usando le armi del nemico. Ma adesso sta avvenendo qualcosa di peggiore: stiamo combattendo le nostre guerre usando le tattiche del nostro nemico. Se noi, in qualità di musulmani, ci permettiamo di diventare come loro – vale a dire come voi – allora non resterà più nulla per cui combattere.
Questo è il mio jihad.

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