13 settembre 2007

Il Ramadam per strada

Il Comune di Milano non rinnova il permesso agli islamici di via Padova.
Il problema è l'agibilità della palestra dove avrebbero dovuto riunirsi per il Ramadam:
«Non posso più mandare 500 persone in palestre dove l'agibilità è per 50 fra giocatori e pubblico e mancano le uscite di sicurezza - spiega Cesare Cadeo, presidente di Milanosport - da credente sono profondamente dispiaciuto ma non ho alternative».

Nulla da eccepire: ma come potrebbe essere letta questa linea del comune? Milano nega i luoghi di culto agli islamici (violando tra l'altro la Costituzione).
In un momento storico di tensione tra culture, non esiste strada peggiore per alzare il livello di tensione.

Se poi si rilasciano affermazioni del genere:
secondo l'assessore allo Sport, Giovanni Terzi: «Abbiamo altre priorità. E poi ci vuole reciprocità, gli islamici devono integrarsi con noi quanto noi con loro, è successo che nei luoghi di culto si siano scoperti fiancheggiatori dei terrorismo, come in viale Jenner».

Vero, nelle moschee improvvisate degli imam senza referenze (come accaduto a Torino: ne aveva parlato Annozero nel marzo scorso e c'erano state sunito le reazioni da parte del monistro Amato), possono lanciare messaggi terroristici.
Ma forse dipende anche dal fatto che molte sono moschee clandestine.
E sulla reciprocità ricordo delle parole di Enzo Bianchi, della comunità di Bose "la reciprocità è un veleno anticristiano. Chi parla di reciprocità non conosce i valori del cristianesimo. che senso avrebbe parlare di perdono? .."

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