13 maggio 2007

Il partito della Chiesa in piazza

La Chiesa (intesa come congregazione dei vescovi) va in piazza col Family Day e si fa partito trasversale. Una potenza mediatica e organizzativa. Un bel colpo d'occhio quello di Piazza S. Giovanni, ieri.
Tutti in piazza per la difesa della famiglia. Sì ma quale?
Non quella dei braccianti e dei lavoratori della cooperativa “Lavoro e Non” di Don Ciotti a Corleone, che lavorano nelle terre sequestrate al boss della mafia Giovanni Brusca. Le vigne della coop sono state danneggiate dalla mafia stessa, come segnale di avvertimento. E' solo l'ultima di una serie di intimidazioni alle cooperative di Libera da parte della mafia.

Non quella della gente di Serre: gente che protesta in difesa della propria salute, contro la nuova discarica. Gente caricata in modo selvaggio dalla polizia.
Non quella dei morti per lavoro.

C'era una volta la Chiesa di tutti: ora governa le piazza, a favore di una politica (conservatrice), contro un'altra politica. Perchè quando si scende in piazza come ieri, con tutti quegli esponenti politici di entrambi gli schieramenti, non si è più la Chiesa di tutti.

“Questa piazza vuole difendere la famiglia” diceva Lorenzo Cesa: ma come?
Quali politiche ha portato avanti la politica nel passato, il passato governo e questo? Quando nella finanziaria si sono registrati i tagli alla spesa sociale, la chiesa non è scesa in piazza.

A parlare della spesa sociale in Italia, dei sussidi ai disoccupati, alla spesa per le politiche abitative è, paradossalmente Travaglio durante la trasmissione di Santoro, Annozero.

Una bella manifestazione politica:
Sabino Pezzotta: siamo contro i Dico.
L'ex presidente del consiglio “i cattolici veri non possono stare a sinistra ... basta con questo laicismo.”
“Non volevo che qualcuno strumentalizzasse la mia presenza, poi ho visto questa vignetta [quella di Vauro] e ho deciso di scendere in piazza per difendere la libertà di parlare e di espressione della chiesa.” Solo Bagnasco può parlare di omossessuali e pedofili.

Fini “siamo qui in difesa della libertà”. Chissà chi la sta minacciando, la libertà di Fini. Proprio in uno stato laico c'è più libertà per tutti.

Casini, Fini e il cavaliere: due divorziati conviventi e uno sposato con una divorziata. Sono questo gli (ipocriti) difensori della famiglia. Che chiamano naturale senza spiegare perchè.
Senza spiegare perchè non l'hanno difesa quando erano al governo.

Che brutta destra: inneggiano a Sarkozy senza dire che in Francia hanno già i Pacs e il presidente francese non si sognerebbe mai di scendere in piazza con le gerarchie vaticane.
Il precedente governo andava d'accordo anche con l'ex primo ministro Tony Blair, che nel suo discorso finale ha proprio citato, come uno dei merito dei 10 anni di governo, la legge sui Pacs.

Un'ultima cosa: c'è un disegno di legge delega sulla “riforma delle disposizioni penali in materia di procedure concorsuali”. Tante burocratiche parole che si riassumono in due: bancarotta fraudolenta. Al punto 2, che articola le pene, si tratta di ridurre i tempi di reclusione per i reati di bancarotta fraudolenta.

Se venisse adottato senza modifiche i processi che riguardano i casi Parmalat e Cirio, i più grandi crack finanziari europei, sarebbero a rischio prescrizione e con loro, i presunti illeciti di Callisto Tanzi e Sergio Cragnotti.

Un bel colpo di spugna, non c'è che dire. Niente risarcimenti per le famiglie truffate dalle banche. Ma evidentemente, ieri non si scendeva in piazza per loro.

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