20 maggio 2007

Il giovane sbirro di Gianni Biondillo

Il prequel dei romanzi dell'architetto giallista Gianni Biondillo, con protagonista l'ispettore Michele Ferraro del commissariato di Quarto Oggiaro. “Il giovane sbirro” si colloca temporalmente come la continuazione di "Per sempre giovane", romanzo di formazione di un gruppo musicale nel viaggio che segnerà una svolta alle loro vite, e prima di “Per cosa si uccide”.
Questo libro risponde a tutte le domande, a tutti i punti lasciati in sospeso (quando e come è entrato in polizia, quali sono stati i primi caso, cosa è successo tra lui e Francesca ...), sulla vita del nostro antieroe con tanti difetti , come l'essere un pò sbadato, non saper cucinare, dimenticarsi gli appuntamenti, fare una vita disordinata ...
Ma anche quel fiuto per l'investigazione, per il voler scoprire il lato oscuro della realtà, che lo rendono un poliziotto nato. Perchè indendiamoci, poliziotti si diventa, ma sbirri col fiuto per le indagini si nasce.

E il fiuto da sbirro, nel seguire gli indizi in casi all'apparenza semplici, il giovane agente Michele Ferraro lo rivela fin da subito. Il libro parte dall'inizio della sua carriera: dalle alpi aostane a quelle bergamasche, sempre in piccoli commissariati di piccoli paesi. In tanti piccoli racconti seguiamo la storia del poliziotto, poi sovrintendente Ferraro alle prese prima con un omicidio rituale; poi con la scomparsa di una scrittrice famosa; una gita studentesca finita male; un omicidio in uno studio di un avvocato ..
Fino al ritorno a Milano (in Medio Lanum). C'è spazio per raccontare della provincia italiana, non meno ricca di spunti per il racconto criminale (anzi): Biondillo coglie l'occasione per descrivere alla sua maniera (ironica ma pungente) i vizi della provincia.
Come il
paese dove ci si veste bene per partecipare ad un funerale.

A far da collante ai racconti nei quali è diviso il libro, la storia di Kledy, albanese con regolare permesso di soggiorno, che si trova, per un caso fortuito, arrestato e trasferito in un Centro di Permanenza Temporanea. Qui lo scrittore, che è anche attento osservatore del mondo che ci circonda, della società in cui vive, diventa la nostra coscienza critica.
Biondillo trova le parole giuste per raccontare dello squallore, dell'ingiustizia, della perduta memoria degli italiani, che non ricordano più di quando gli immigrati eravamo noi: quelli sporchi, criminali, mangiacipolle, stupratori e assassini. E che oggi pensano di lavare la nostra coscienza sporca in quei lager chiamati CPT.

A mio avviso il punto più alto lo raggiunge nel racconto “Un dono di Dio”, dove è protagonista la moglie di Michele, Francesca: l'invocazione di odio nei confronti del padre [pag. 316] da parte di Francesca, penso sia una delle pagine liricamente più espressive, più toccanti mai lette. Un Padre Nostro invocato da una madre straziata del dolore per la figlia malata.

Un passo del libro:
"Dunque sono qui le narici impregnate di un fumo acre, in mezzo ad un esercito in assetto di guerra, con un gruppo di scalmanati che smantellano un tetto e lanciano tegole e calcinacci sulla testa dei poliziotti; sono qui, con il braccio teso e la pistola col colpo in canna puntata verso un altro poliziotto, che — mio specchio, mon semblable, mio opposto riflesso — punta la sua arma su di me.
Come ci sono capitato? Chi me l’ha fatto fare? Ma quando è stato che ho deciso di fare proprio lo sbirro nella vita?"

Per avere questa risposta dovrete leggervi buona parte del romanzo: ma non preoccupatevi, sarà una lettura scorrevole e piacevole, con il solito humour graffiante, ironico, capace di raccontare e emozionare, di Biondillo.

Il libro sul sito di Guanda editore; il link su internetbookshop per ordinare il libro.
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1 commento:

Anonimo ha detto...

Ehi, Alduccio, grazie...

;-) G.B.