03 maggio 2007

I fiori di Al Qaida di Giuseppe Caruso

"Una civiltà si suicida quando non è più capace di distinguere la vita dalla morte. I fiori non sono che una parola, forse un codice. E non riescono più a crescere all'ombra degli antichi cimiteri o accanto all'albero della vita; perché la paura li ha invasi. Tutto questo nella trama di un romanzo sconvolgente."
Khaled Fouad Allam

Bechir Trabelsi è la persona sbagliata nel posto sbagliato. E, soprattutto, della mazionalità sbagliata: una mattina col suo furgone investe ed uccide un ragazzino, che non ha rispettato uno stop.
Viene subito montato un caso dai media, a partire da quelli di una emittente locale: Fausto Dispinzieri ex giornalista della Rai, finito a lavorare ai margini del mondo dell'informazione a Tele15, intuisce gli sviluppi che potrebbero partire da questo fatto di cronaca (uno come tanti).
E il caso viene montato ad arte: il marrocchino immigrato irregolare, ubriaco, che uccide un povero bambino innocente ...

Con tanto di immagini della povera famiglia piangente, le grida di vendetta della gente di strada, che chiede maggiore sicurezza e la condanna di tutti gli immigrati.
Il caso viene affidato al magistrato Delvecchio, famoso per le sue inchieste contro il terrorismo: condizionato dalle reazioni popolari, montate da tutti i mezzi di informazione che stanno dipingendo Bechir come il mostro, il pm lo fa arrestare. Tanto, pensa lui, ci penserà il Tribunale delle libertà a scarcerarlo.

Questa è una parte della storia raccontata in questo romanzo corale, che prende molti spunti dalla realtà (qui si vede l'esperienza nella cronaca giudiziaria dell'autore Giuseppe Caruso): mentre Bechir diventa "il mostro da sbattere in prima pagina", si sta sviluppando all'interno della moschea gestita da un imam, Zergout, espulso dal Marocco, una cellula terroristica.
Attorno a questa moschea gravitano dei giovani mussulmani, attratti dalle prediche violente dell'Imam, contro gli occidentali e i loro costumi decadenti e peccaminosi.
Amin, uno di questi, è figlio di un dottore egiziano e di un'italiana. All'interno della moschea intraprende un percorso pericoloso, che lo sta allontanando dalla sua famiglia, per discendere la pericolosa china dell'estremismo religioso.
Questa cellula è tenuta d'occhio da agenti della Digos, come l'ispettore Marcuzzi e l'ispettrice Mara Visci, oltre che dagli uomini del Sismi, che temono un collegamento tra questa e personaggi legati ad Al Qaeda.
Come Abu Kamel, il rosso, considerato un eroe di guerra per aver combattuto in Bosnia e in Afghanistan.
Il quarto protagonista di questa storia, dopo il mondo dei media, quello della polizia, quell'area grigia del mondo islamico che vive tra illegalità e terrorismo, è il mondo della magistratura.

Il libro mette bene in luce i legami tra questi mondi che dovrebbero, idealmente, non interferire: come il mondo dei media sia in grado di orientare, guidare, dirigere l'opinione pubblica, secondo percorsi in qualche modo concordati col governo in corso.
Come le reazioni di questi influenzino le scelte della magistratura che, a sua volta dirige le azioni della polizia su certe indagini piuttosto che su altre. Il magistrato diventato famoso per le sue inchieste del terrore che non può inimicarsi l'opinione pubblica, il politico (il ministro Portanuova) che pur essendo di sinistra punta su discorsi legati alla sicurezza e all'immigrazione; il presentatore che sa su quali temi puntare (e che immagini trasmettere) per stizzicare la gente a case e formare le opinioni. L'avvocato difensore di Bechir che punta su questo caso per conquistare le luci della ribalta.
Si chiama Catanzaro e ricorda molto un certo avvocato Taormina, molto presente nelle cronache giudiziarie di questi anni.
E il povero Bechir, su cui converge l'attenzione, oltre dei telespettatori, della magistratura e della polizia, diventa il mostro per saziare la voglia di giustizia della gente.

Tutti attori di un gioco complesso, come complesso il mondo della nostra quotidianità: merito di questo libro è il mettere in luce le regole (a volte a noi sconosciute) di questo. Imparerete a guardare con occhio diversi certe trasmissioni di attualità, le dichiarazioni di politici (specie quando parlano di sicurezza, terrorismo), di magistrati e avvocati.
Capirete quale è l'humus nel quale nascono i "Fiori di Al Qaida". Fino all'incredibile finale.

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