29 gennaio 2007

Dove vuole andare questo paese

Il futuro.
Tema di questo giorni (dopo le discussioni elettorali), la questione dei Pacs. Che trova contrari esponenti di entrambi gli schieramenti politici e dei vertici ecclesiastici.
Per la Cei è un attacco alla famiglia: il segretario generale della Cei, Giuseppe Betori ha chiesto che il governo non scardini la famiglia e non intacchi l'unione tradizionale fondata da un uomo e una donna.

Ma si è posta la Cei la domanda sul perchè i giovani non si sposano? Sulla difficoltà di progettare un futuro quando si ha un lavoro precario e si deve fare i conti con l'affitto della casa, le spese mediche, le spese per la scuola (se si hanno dei figli).
Perchè i monsignori non si battono con la stessa forza su altri temi come la precarietà, il diritto alla casa, le morti sul lavoro, la malasanità?
Mancano di coerenza, i vertici ecclesiastici: sintomo di una cattiva coscienza.

Il passato.
Come può questo paese andare avanti (con leggi al passo coi tempi), progettare il proprio futuro (futuro che sarà portato da quelli che ora sono giovani), quando non riusciamo a chiudere i conti col nostro passato?
Prendo spunto dalla trasmissione di Antonello PirosoNiente di personale” andata in onda domenica su La7. Al centro la storia delle vittime del terrorismo, di destra e sinistra, e della mafia. Vittime silenziose, come ha raccontato il giornalista Giovanni Fasanella nel libro “I silenzi degli innocenti”.
In studio alcuni parenti delle vittime delle stragi di Piazza Fontana e della Stazione di Bologna: “come possiamo perdonare noi?” diceva Francesca Derdena “non abbiamo nemmeno i nomi di chi perdonare”. Perchè di molte delle stragi noi non abbiamo i nomi dei colpevoli. Come possiamo accettare questo buco da parte dello stato che, spesso, ha garantito più i presunti responsabili che le vittime.
Piroso ha intervistato l'ex magistrato Mario Sossi (contrario ai benefici concessi agli ex terroristi), rapito dalle BR nel 1974 e, successivamente, il BR Alberto Franceschini e l'ordinuovista Mario Tuti.
Franceschini, oltre alle motivazioni già espresse sulla genesi della lotta armata (la resistenza tradita, l'idea che si poteva costruire un nuovo mondo con la rivoluzione, lo stato si abbatte e non si cambia ..), ha detto una cosa interessante, sulla ricerca della verità.
“La violenza non è più in grado di portare il cambiamento che auspicavamo; noi siamo stati simmetrici al potere. Si deve uscire dalla logica dei poteri contrapposti ..
Una parte del potere, dello stato, deve aprire i cassetti. Io non ho paura: la teoria degli opposti estremismi era funzionale a quello stato. Noi [intendendo i terroristi di sinistra e destra] siamo stati de coglioni, manovrati dallo stato”.

Tesi condivisa anche dal ministro Rosi Bindi (che era assistente del professor Bachelet, ucciso dalle BR): “le BR sono solo esecutori di un grande disegno che qualcun altro faceva con loro. Perchè le vittime sono state scelte con molta cura. C'è ancora molto da raccontare su quegli anni”.
Le testimonianze dei terroristi si sono alternate a quelle dei parenti delle loro vittime: come il figlio del giudice Occorsio, il figlio del maresciallo Berardi, dell'ex sindaco di Firenze Landi. Tutte concordi nel testimoniare la scarsa vicinanza dello stato.

La puntata si concludeva con la testimonianza del figlio dell'avvocato Giorgio Ambrosoli, l'eroe borghese: testimonianza che ha commosso lo stesso conduttore.

Al che torniamo alla domanda: come lo schiudiamo questo passato (sempre che lo vogliamo chiudere), per poter poi andare avnti? Non con un colpo di spugna, spero, o con un'amnistia. Bisognerebbe fare come in Sudafrica:

La Commissione per la Verità e la Riconciliazione, istituita nel 1995, si è occupata di raccogliere testimonianze sulle violazioni dei diritti umani e ha concesso l'amnistia a chi confessasse spontaneamente e pienamente i crimini commessi agli ordini del governo. La Commissione ha anche stabilito l'ammontare dei risarcimenti che il governo è tenuto a versare a chi è stato vittima del vecchio regime.

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