15 novembre 2006

La notte dei generali di H.H. Kirst

Durante la scorsa puntata di Milonga Station uno dei libri di cui si è parlato è stato "La notte dei generali" di Hans Hellmut Kirst.

Ne avevo parlato in nu precedente
post. Vorrei riproporre il discorso finale dove l'autore mette di fronte il generale assassino, e un suo soldato, testimone di uno dei suoi delitti:

“I generali comandano migliaia di soldati. E migliaia di questi uomini i generali non li hanno mai visti, probabilmente non hanno mai scambiato una parola con loro, non hanno mai sentito il loro nome; però sono i loro generali.
Per i generali la maggior parte di queste migliaia di soldati sono semplicemente parti di compagnie o reggimenti, un numero fra molti numeri, dalla cui somma risulta poi l'inventario giornaliero dell'unità [...] La parola di un generale .. e migliaia di soldati marciano, attaccano, si ritirano, o corrono a morire.
Non si può immaginare forma di potere più completa, più totale di quella dei generali quando vige lo stato di emergenza, quando la sola a dettar legge è la guerra. [...] Dove gli uomini agiscono in massa, perdono il loro volto, il loro nome, la loro realtà umana .. nei capannoni delle fabbriche come nelle tribune dei giochi popolari o nelle caserme, che sono le anticamere della guerra. [...] Le decisioni dei generali riguardano dunque la vita e la morte, e non di singoli individui, come capita ad un giudice o a un medico, ma di migliaia.
E le somme ultime delle guerre che i generali conducono, toccano i milioni. [...] Un generale deve essere consapevole che in tempo di guerra gli si richiede ininterrotamente di prendere questa che è la più dura e più difficile delle decisioni. Ma appunto per questo egli non ha altra scelta che quella dell'umiltà.
La consapevolezza di portare un peso che è il più grace che possa cadere sulle spalle umane, che deve essere sempre vigile, altrimenti questa scalata al potere di uomini senza scrupoli, o delittuosa stupidità o ancora sete conscia o inconscia di sangue. E tutto questo sficia in un denominatore comune, in un solo risultato: il delitto. E frasi come Nulla si ottiene senza sacrificio! o Gli uomini sono il concime della storia non sono che comodi luoghi comuni.

Per certi storici le vie che conduconoad un'umanità migliore sono sempre lastricate di cadaveri .. solo che essi non sono fra questi cadavero e non hanno intenzione di esserlo. [...] Ci sono anche questi generali. Ma non ci sono solo questi. Alcuni generali sono soldati tra i soldati. Cercano di vivere come il più umile dei loro fanti; [...] Esistono generali che non solo vogliono servire con coerenza ed onestà, ma soffrono e meditano: sul significato della loro esistenza, sul valore della nazione, sulle responsabilità non solo verso i singoli ma anche verso la storia. Sono gli uomini del 20 luglio. [....] Ma vi furono generali che non sono e che non furono altro che zelanti servitori di chi detiene il potere. [...] Quando erano tra loro chiamavano il comandante supremo (Hitler) porco o maiale. Ridevano di lui, lo denigravano. [...] Ma inconcepibile rimane il fatto che questi stessi generali non hanno esitato a mandare a morire migliaia e centinaia di migliaia di poveri soldati. [...] E vi sono infine altri generali che non furono e non sono altro che strumenti, operai della guerra, spaventosi esemplari del sergente di caserma all'ennessima potenza. [...] Sotto di loro si combatte e si muore.. ed è sempre pronta una giustificazione valida. [...] Terrorizza l'idea che fra i generali possano allignare tipi simili. In quanto ogni altro settore della vita si è disposti ad ammettere l'esistenza di nature tanto ambigue: uomini d'affari, che per amore del profitto rovinano allegramente il prossimo; magnati dell'industria e della finanza che con mezzi leciti ed illeciti rovinano ditte concorrenti e cercano persino l'appoggio dello stato; beniamini del pubblico adoratori delle folle, un bel giorno si rivelano perfetti imbecilli o dei maniaci sessuali. [...] Ma nel settore dei generali non si tollerano mezze misure, ambiguità, insufficienze. Perchè i loro calcoli si pagano col sangue. [...] Ai generali non è dato guardare negli occhi i loro soldati nell'ora della decisione. Ma se in quel momento un generale non pensa ai suoi soldati, ha già fallito, davanti alla vita, davanti agli uomini, davanti a Dio.”
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