29 ottobre 2006

Il caimano di Nanni Moretti

Un film, su un film sull'ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. La storia della realizzazione di questo film, la storia familiare del produttore, Bruno Bonomo (Silvio Orlando), in crisi professionale e familiare, la (vera?) storia del Caimano, prima produttore edile poi produttore televisivo infine primo ministro.

Come un sogno dentro un sogno, il film mischia le vicende private del regista con quelle del Caimano: “perchè non è possibile fare un film su Berlusconi?” Si chiede la giovane regista (Jasmine Trinca) che ha scritto la sceneggiatura del film. “In america fanno molti film, anche comici, storie d'amore, sul presidente?”.

Eh già .. come mai questa persona, sempre in televisione, sui giornali, nelle cronache, non può essere raccontata come le altre personalità politiche?
Ma si dovrebbe andare oltre: perché non è possibile chiedere all'ex presidente del Consiglio dove ha preso tutti quei soldi (che nel film dentro il film sono immaginato come un'enorme valigia che improvvisamente gli cade sulla scrivania) negli anni 70? Finiti nelle 22 holding, intestate a prestanome?

Moretti, attore, cui Bonomo chiede di interpretare il Caimano, risponde dicendo che “sono cose che sappiamo tutti, chi voleva sapere sapeva già” ...
Gli risponde la regista “ma il pubblico si aspetta questo film ... non c'è tutto, non ci sono ad es. i rapporti con Dell'Utri e la mafia. E' un rapporto su cosa è diventata l'Italia in questi anni di Berlusconi. Perché l'Italia degli ultimi anni è Berlusconi”.

In effetti, a pensarci bene, il film su Berlusconi, in questi anni, l'ha realizzato lui stesso: dal filmato sulla discesa in campo nel 1994. E Montanelli, durante una riunione gli rinfaccia di entrare in politica perchè ha 5000 miliardi di debiti “Lei scende in campo perché se no andrebbe in galera”.
L'ingresso allo stadio in elicottero, i messaggi televisivi rivolti alle casalinghe (“io ho dato alle persone quello che si aspettavano”).

Non era mai accaduto prima in Italia, che un esponente politico lanciasse il suo messaggio con una cassetta preregistrata, mandata in onda quasi a reti unificate.
E l'episodio del Kapo alla presidenza del consiglio europeo? Va sottolineato come in Italia sia stato tramesso solo una parte di quella sciagurata seduta. Solo l'insulto all'europarlamentare Shultz. Non la censura di Almunia, né la risposta “siete dei turisti della politica”.
Imbarazzante.

Il film sul Caimano va avanti: viene trovato l'attore Marco Pulici (Michele Placido) e il finanziatore Jerzy Sturovsky, polacco.

Non è un caso che i soldi arrivino da un finanziatore estero, interessato al progetto: “Ogni volta che pensiamo che abbiate toccato il fondo, scavate e scavate e andate sempre più giù. Siete un popolo a metà, abituato alle vostre schifezze”.

Ma la profezia sul film (che non si può fare) incombe: dai figli di Bonomo non vogliono più addormentarsi ascoltando le vicende del Caimano (“meglio le cateratte” gridano, cioè le storie Trash dei suoi vecchi film). All'attore che abbandona il set, alla vita familiare, con la definitiva separazione di Bonomo dalla moglie Paola (Margherita Buy).

Riusciranno a registrare solo la scena finale: il giorno della fine del processo al Caimano e della sentenza.
E qui veramente storia e realtà si mescolano: all'attore che interpreta il Caimano sono messe in bocca le stesse parole usate dall'uomo politico. “Solo io ho governato un'intera legislatura ... ho fatto io più riforme che l'intera sinistra che controlla magistratura, stampa, università, corte costituzionale, scuole ...”.

Quando il magistrato l'accusa di volersi sottrarre alla giustizia e gli ricorda che “la legge è uguale per tutti”, la risposta che ottiene “Questo cittadino è un po' più uguale degli altri, perché eletto dalla maggioranza degli italiani”.
E, rivolto ai giudici, “siete consapevoli che con la vostra sentenza potreste cambiare il corso della storia?”.

Se fino ad adesso si è scherzato, il finale non lascia spazio ad alcun sorriso: è un monito, lanciato in puro stile morettiano, contro la deriva morale della nostra politica, della nostra coscienza, ormai abituata a questo modo arrogante di porsi al di sopra degli altri e, soprattutto, della legge.
Un monito il cui messaggio è: attenzione, la direzione cui stiamo andando porta ad un percorso che già conosciamo.

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