21 settembre 2006

Ragionevoli dubbi di Gianrico Carofiglio

Torna l'avvocato Guido Guerrieri, del foro di Bari, difensore delle cause che sembrano perse in partenza e che nessuno vorrebbe accollarsi. Ma saranno proprio i suoi "ragionevoli dubbi" che faranno incrinare il giudizio di colpevolezza della corte nei confronti del suo assistito.
Il suo cliente è quel Fabio Paolicelli detto Rayban, incubo della sua adolescenza: picchiatore fascista (chiamato Rayban proprio per quegli occhiali che non lasciava mai), che incrociò quella del giovane Guerrieri 20 anni fa ...
e ora che Rayban si trova in carcere con l'accusa di essere trafficante di droga, Guido avrebbe la possibilità di scaricarlo e di vendicarsi così di quegli schiaffi presi tanti anni prima, per un Eskimo non tolto.

Ma sappiamo che Guido ha anche una coscienza professionale, sa che non può lasciarsi trasportare troppo dai sentimenti; sebbene, sulla sua decisione di accettare la difesa di Paolicelli, pesi una certa attrazione con la moglie del cliente.
Paolicelli è stato già condannato in primo grado, ha contro delle prove schiaccianti: ma si proclama innocente e dice di essere stato incastrato dal suo avvocato, Macrì, che lo ha difeso in primo grado.
Per difenderlo Guerrieri non esita ad infrangere una delle regole non scritte del mestiere di avvocato: quella che non bisogna mai citare un tribunale un altro collega, rischiando di farlo incriminare. Ma Guerrieri non è un avvocato abituato a seguire le regole comuni.

Carofiglio mescola, secondo il suo stile, le vicende professionali del protagonista (la sua appassionata difesa) con quelle personali: Guerrieri non è un vincente, non è uno capace di saltare sul carro dei vincitori e nemmeno uno "che sa stare al mondo".
Sta vivendo un altro momento difficile della propria vita, dal punto di vista sentimentale: abbandonato dalla sua fidanzata Margherita, subisce l'attrazione (ricambiata) di Natsu, la moglie giapponese della persone che dovrebbe difendere. Un vero casino.
Si intrecciano il desiderio di paternità, il rimpianto di non essere stato in grado di costruirsi una famiglia: Guerrieri vede in Natsu e Midori, la famiglia che avrebbe sempre voluto avere.

Anche dal punto di vista professionale, Guerrieri deve fare i conti con un ambiente, quello giudiziario di avvocati, poliziotti, magistrati e giudici, nel quale la stanchezza e la frustrazione di non riuscire a fare il proprio dovere, fanno spesso dimenticare la deontologia professionale.
Potrebbe accettare una mazzetta e accordarsi con chi ha incastrato il suo assistito: ma, niente a fare, quando uno è onesto ... anche a rischio di mettere a rischio la propria vita, andrà fino in fondo.

Un libro scorrevole, con una trama interessante nello svelare alcuni meccanismi usati dai trafficanti di droga e dalla mafia, che mostra come funziona il sistema processuale e dell’inchiesta giudiziaria.
Con un protagonista molto "umano" e reale (nei pregi e soprattutto nei difetti), che usa l'autoironia come arma per rendere meno amare le sue vicissitudini personali.

Chi ha detto che i legal thriller sono solo americani?

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