11 giugno 2006

Lavorare con lentezza di Guido Chiesa

Lavorare con lentezza è la filosofia trasmessa dalle voci, dal flusso creativo, di Radio Alice, 100.6 Mhz.
Diverse storie e persone ruotano attorno a questa radio, a Bologna nel 1976: storie come quelle di Sgualo e Pelo, due ragazzi della periferia, che non vogliono né finire in fabbrica a lavorare né studiare. Passano la vita facendo “lavoretti” per Marangon, che propone loro un lavoro. Scavare un tunnel sotto la città, per rapinare una banca.
Sotto terra, tra una picconata e l'altra, iniziano ad ascoltare Radio Alice: inizieranno a frequentare l'ambiente dei movimenti, conosceranno le voci della radio, arriveranno a partecipare anche loro al “flusso creativo”.

Il tenente dei carabinieri Lippolis che, per un'azione finita male, è stato messo dietro ad una scrivania ad occuparsi di scartoffie. Anche lui ascolta la radio: deve capire chi sta dietro, se esistono dei legami con i terroristi, sui quali è stato chiesto loro di indagare da Roma.
Sta cercando il colpo grosso che lo riporti all'azione: proprio la rapina alla banca. Ma i suoi superiori hanno in testa solo il terrorismo ...

Marta è una praticante avvocato, che sta seguendo il caso di un giovane accusato di percosse nei confronti di una persona anziana. Fidanzata con Gippi, anche lui di Radio Alice, si scontra col mutismo del ragazzo, Franco.

Tanti personaggi per rappresentare la complessa realtà della Bologna di fine anni 70: complessità e rivoluzione della parole. Le persone che curano le trasmissioni vengono attaccati dalla Bologna borghese ma anche dal PCI stesso, incapace di comprendere le idee di questi giovani. Che rifiutano lo stile di vita che la coltura vigente impone: vivere, lavorare e morire.
Anzi ammazzarsi dal lavoro: essere preclusi da ogni gioia della vita. Perchè questa società prevede il caviale per i ricchi e la pastasciutta per gli operai? “Noi rivendichiamo il caviale anche per gli operai”.
Lavorare tutti, ma lentissimo, con pochissimo sforzo”, questo è quello che vogliono. Come le parole della canzone che da il titolo al film.
Noi proclamiamo lo stato di felicità permanente”.

Ma non solo di lavoro si parla a Radio Alice: anche di sesso, anzi di libertà sessuale, soprattutto per le donne. Incattivite a tal punto da costringere i poveri maschietti a fare una manifestazione per le “vittime del femminismo”.
Divertenti i siparietti, ad inizio film, dove, con lo stile dei film surrealisti dei primi anni del 900, si narra la genesi della radio. Girati in bianco e nero, con pellicola da super 8, mostrano l'idea di usare gli strumenti del nemico (una radio militare) per combattere il sistema. E l'idea rivoluzionaria di mandare le telefonate in diretta, mandare in onda la voce dei bolognesi senza censura. Perchè la radio è di tutti.

Il film è complesso anche per i diversi stili cinematografici utilizzati nei diversi ambienti: gli interni del bar dove Marangon riflette sugli insegnamenti ricevuti dal prete in istituto “mi hanno insegnato filosofia. Ma mi hanno dato solo le risposte, non le domande. Senza le domande la filosofia nono serve a niente, come aver fatto 13 e non saper niente dei soldi”.

Diverso o stile usato per gli ambienti interni alla radio, il caos, i colori, le voci, gli slogan disegnati sulle pareti.
Ancora diverso da quello usato per gli interni di famiglia: dove si respira un clima claustrofobico: come di un ambiente da cui non si può sfuggire. E da cui invece Sgualo e Pelo vogliono scappare.
E frequentando la radio, si apriranno nuovi orizzonti a loro: conosceranno delle ragazze, condivideranno le battaglie, diventeranno anche loro parte del flusso creativo, di quelle voci che vogliono cambiare il mondo.

Ma tutto questo termina, ad un certo punto. Nel momento in cui la DC è sotto processo per lo scandalo Lockeed e Moro va alla camera a pronunciare il famoso discorso “non ci faremo processare dalla piazza”, da Roma arriva il via libera. A che cosa? Lo si capisce dalle scene finali: si alza il livello dello scontro. I carabinieri caricano la manifestazione: si arriva alla morte del giovane Francesco Lorusso, cui seguiranno due giorni di guerriglia a Bologna.
Si tornerà a vedere i blindati in piazza: come negli anni della seconda guerra mondiale.
E mentre compaiono caschi, molotov, passamontagna e sanpietrini, lo spirito di radio Alice svanisce: “noi volevamo andare da un'altra parte, non volevamo questo” - dice Sgualo durante una tregua degli scontri - “forse ci siamo spinti troppo in la”. È la fine della fantasia al potere.
Fine sancita dall'irruzione alla radio.

Il tenente Lippolis, usato come pedina per il lavoro “sporco” di piazza viene trasferito, e tocca al suo aiutante, Antonio, nella radio chiusa e sottoposta a sequestro, concludere “anche i carabinieri devono lavorare con lentezza”. La scintilla non è stata spenta.

Il film traccia un quadro di un periodo convulso della storia di Bologna (e anche dell'Italia): un periodo dove giravano idee innovative, dove sembrava che veramente si potesse cambiare la società dove sembrava di vivere una vita a tutta velocità. Dove sembrava che si potessero abbattere le barriere tra classi e che il futuro delle persone potesse non essere più fissato (una volta per tutte) dalla nascita. In base alla famiglia dove sei nato. In base al quartiere della tua famiglia.

Alla sceneggiatura ha collaborato anche il gruppo Wu Ming
I link online per il DVD: su ibs , bol e il sito ufficiale del film.
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