17 agosto 2005

Ti prendo e ti porto via, di Niccolò Ammaniti

In questo libro tanti piccoli racconti vanno ad incrociarsi, facendo incontrare persone strane e diverse tra loro, protagonisti che entrano in scena per poche pagine per poi scomparire. Centro di tutte le storie il paese di Ischiano Scalo, sulla via Aurelia. Ma tra tutti, quattro di questi emergono: il playboy Graziano Biglia, che dopo diversi anni, ritorna al paese per sposrae una ballerina, Erica, che poi lo pianta. La professoressa Flora Palmieri, rassegnata a trascorrere una vita sacrificata, dedicata alla cura della madre: una persona così distante da quella del playboy, ma che il destino (che Ammaniti si diverte a modificare a suo piacere) fa incontrare e innamorare. Pietro e Gloria: figlio di un pastore scorbutico lui, sogna di poter studiare, per non diventare come il fratello, pastore come il padre, e così poter allontanarsi dalla vita che il destino gli ha riservato. Lei è invece ricca, figlia di un medico: tanto introverso e timido lui, tanto sicura e decisa è lei. Non si crederebbe, ma anche queste due persone così diverse formano una coppia.

Le loro storie procedono parallele finchè, una sera, Pietro viene costretto, dai teppistelli del paese, ad entrare nella scuola e devastare l'aula tecnica. La professoressa ne prende le difese e l'assicura che non verrà bocciato. Graziano lo difende da un pestaggio degli altri ragazzi che lo credono una spia. Ma quando la storia sembra scorrere verso un binario scontato ecco che ancora il destino di diverte a deviarne il percorso, con un finale amaro che segnerà, per Pietro, il brusco passaggio dalla spensierata giovinezza alla vita adulta.

Un libro a tratti ironico, specie quando parla delle imprese del Biglia (ai fanghi di Saturnia) o del padre di Pietro (l'asino catapultato sul vicino), a tratti più drammatico, come nel finale, quando la morte fa capolino inaspettatamente nella vicenda. Si ride e si piange e ci si arrabbia per come la storia vada ad accanirsi contro Pietro, simbolo dei più deboli, dei più maltrattati.


Un altro pregio è la presenza dei personaggi, molto reali, tirati fuori dall'album dei ricordi di Ammaniti, con i quali si descrive quella fase delicata dell'adolescenza nella quale non si capisce bene quello che si vuole, ma si sogna di poter scappare dalla realtà che non ci piace e andare via. E' una visione un pò ingenua, proprio perchè tipica della mentalità di un adolescente, e questo ne costituisce, forse, il limite per il libro. Il messaggio che ci lascia è il non rassegnarsi alle decisioni prese dagli altri, ad un destino scontato: per Pietro, questo, significa preferire il carcere per poter scappare via dal paese a continuare la vita del padre.

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