29 agosto 2005

Il padre e lo straniero di Giancarlo De Cataldo

Due persone si incontrano, in un istituto di cura per bambini con handicap. Li accomuna il fatto di avere entrambi un figlio con dei problemi dalla nascita.Il primo si chiama Diego ed è un impiegato al ministero di Grazia e Giustizia. L'altro si chiama Walid, ha origini mediorientali, ma è sempre stato vago circa il suo lavoro (spia? trafficante?).
La comune condizione di padri di bambini "diversi" porta entrambi a confidarsi, specie Diego, e cercare nell'altro un appoggio per affrontare una vita difficile. Walid porta Diego a viaggiare in una Roma nascosta, tra bagni turchi e locali arabi, poi improvvisamente sparisce.

A questo punto la vita di Diego subisce una svolta: viene avvicinato dai servizi, anch'essi alla ricerca di Walid, che chiedono la collaborazione per la sua cattura.
In nome dell'amicizia tra loro (prima di sparire Walid gli aveva confidato come ciascuno di loro fosse anche padre del figlio dell'altro), Diego inizia una ricerca personale dell'amico. Mette a rischio la propria vita, la tranquillità familiare (alla moglie non ha parlato dell'amico, perchè non capirebbe) in una lotta lotta in cui si immagina solo contro tutti ...

Un libro che, in poche pagine, mostra come il senso di parole come "diverso" e "normale" possa assumere un significato (o non avere significato) che cambia da persona a persona. Mostra come l'amicizia, anche con uno straniero, che in una grande città come Roma è visto come un corpo estraneo che viene a portare delinquenza a rubare lavoro, a turbare il nostro equilibrio, riesca a far superare le difficoltà del vivere.
Una nota negativa che posso fare è che l'idea di fondo del libro doveva essere sviluppata più a lungo, si ha l'impressione che il libro termini troppo presto, dopo un inizio che ha un taglio più profondo, specie quando parla della difficile vita familiare quando si ha un figlio con handicap.

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