19 giugno 2005

La dodicesima carta di Jeffery Deaver

Un giallo nel quale l'immagine del protagonista, il detective Lincoln Rhyme, non mette in ombra le altre persone della storia, ma ogni personaggio ha una sua funzione nel quadro generale, come un tassello di un puzzle. L'abilità di Deaver, è di far "parlare" le persone anche attraverso i loro pensieri (in corsivo).

La storia parte da un mancato stupro al museo di storia afroamericano di New York: il caso diviene materia di Rhyme, poichè l'aggressore ha lasciato la carta dell'impiccato (la dodicesima carta dei tarocchi) sul luogo del crimine. Non solo: tornato sulla scena del crimine, uccide il responsabile del museo, di fronte alla polizia. L'indagine porta gli investigatori a fare un salto indietro nel tempo, nella New York del periodo successivo alla guerra di Secessione. Geneva Settle, la ragazza aggredita, stava leggendo un articolo riguardante un suo antenato, Charles Singleton uno schiavo liberato, accusato ingiustamente di furto. Dalle lettere che Charles ha scritto alla moglie, emerge un segreto, forse legato al quattordicesimo emendamento della Costituzione americana. E' questo il motivo per cui l'uomo ha aggredito Geneva? E chi è quest'uomo qualunque, che vive in uno stato di "torpore", per cui non prova alcuna emozione nell'uccidere le persone?

Il libro sembra non trovare mai la soluzione definitiva, tra continui colpi di scena e falsi finali (si ha sempre l'impressione di essere arrivati alla fine, quando all'improvviso il libro cambia le carte in tavola) e false piste che il vero assassino ha costruito per sviare le indagini.
Ambientato tra le strade di New York del 1865 e le strade della New York di oggi, Amelia Sachs, e la squadra della NYPD costruita attorno a Lincoln (il braccio e la mente) arriveranno a scoprire un complesso piano che doveva portare all'eliminazione di Geneva.

Nelle ultime pagine, si arriva anche alla soluzione del "mistero dello schiavo", l'ex schiavo Charles, che si era battuto per l'emancipazione e l'istruzione delle persone di colore. Mi è piaciuta l'analogia tracciata alla fine da Deaver tra lo schiavo che grazie ai propri sforzi riesce a diventare, da tre quinti d'uomo ad un uomo con una dignità intera. Dopo la guerra, gli ex schiavi venivano considerati tre-quinti d'uomo, affinchè il loro voto non
pesasse come uno. Charles si era battuto affinchè anche un uomo di colore contasse come uno. Allo stesso modo Rhyme, seppure nel lieve movimento della mano, grazie ai suoi allenamenti fisici, riacquista l'orgoglio di essere una persona intera:

[Orgoglioso] Come lo era stato di Geneva e del suo antenato, così ora era orgoglioso di se stesso. Con la
dedizione agli esercizi e, qualla notte, con la prova cui si era sottoposto, si era confrontato con ciò che lo terrorizzava, con l'impossibile. [...]La sensazione derivava da ciò che innegabilmente aveva conquistato: la sua interezza, la stezza di cui parlava Charles nella sua lettera. Aveva preso coscienza che nessuno, politici, concittadini o il proprio corpo disobbediente, poteva fare di lui un uomo da tre quinti. Era solo una decisione
personale quella di vedersi come una persona completa o parziale, e vivere la propria vita di conseguenza.


I link su ibs e bol.

Nessun commento: