23 giugno 2005

Dante e la proclamazione della verità

Il tema della maturità chiedeva di commentare i versi 106-142 del XVII del Paradiso della Divina Commedia: Dante chiede consiglio a messer Cacciaguida.
Teme che, con i suoi versi, i qyali raccontano quanto visto nell'Inferno ("mondo sanza fine amaro") e nel Purgatorio ("lo monte del cui bel acume li occhi de la mia donna mi levaro"), si farà dei nemici, che lo perseguiteranno anche ora che ha perso la cittadinanza ("loco m'è tolto più caro") ed è in esilio.
Cacciaguida lo rincuora: solo chi ha la coscienza "fusca" può provare vergogna. Lo sprona ha dire la verità, senza nascondere nulla ("lascia pur grattar dov'è la rogna"): perchè anche le parole che possono sembrare all'inizio più indigeste, saranno un nutrimento, per lo spirito, una volta comprese ("vital nodrimento lascerà poi, quando sarà digesta").
Cacciaguida fa poi un'analogia tra i versi di Dante, che nel suo viaggio ha visto anche anime di persone importanti ("anime che son di fama note"), che ora soffrono all'Inferno, e il vento che spazza le alte cime, e non è un onore da poco. Il finale è uno sprone a Dante di parlare della verità, anche quando è scomoda.

«Ben veggio, padre mio, sì come sprona
lo tempo verso me, per colpo darmi
tal, ch'è più grave a chi più s'abbandona;
per che di provedenza è buon ch'io m'armi,
sì che, se loco m'è tolto più caro,
io non perdessi li altri per miei carmi.
Giù per lo mondo sanza fine amaro,
e per lo monte del cui bel cacume
li occhi de la mia donna mi levaro,
e poscia per lo ciel, di lume in lume,
ho io appreso quel che s'io ridico,
a molti fia sapor di forte agrume;
e s'io al vero son timido amico,
temo di perder viver tra coloro
che questo tempo chiameranno antico».
La luce in che rideva il mio tesoro
ch'io trovai lì, si fé prima corusca,
quale a raggio di sole specchio d'oro;
indi rispuose: «Coscienza fusca
o de la propria o de l'altrui vergogna
pur sentirà la tua parola brusca.
Ma nondimen, rimossa ogne menzogna,
tutta tua vision fa manifesta;
e lascia pur grattar dov'è la rogna.
Ché se la voce tua sarà molesta
nel primo gusto, vital nodrimento
lascerà poi, quando sarà digesta.
Questo tuo grido farà come vento,
che le più alte cime più percuote;
e ciò non fa d'onor poco argomento.
Però ti son mostrate in queste rote,
nel monte e ne la valle dolorosa
pur l'anime che son di fama note,
che l'animo di quel ch'ode, non posa
né ferma fede per essempro ch'aia
la sua radice incognita e ascosa,
né per altro argomento che non paia».

(da sito classicitaliani)

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